Si è svolto ieri a Roma, presso il Ministero dello Sviluppo economico, l’atteso incontro fra Governo, azienda e sindacati sulle prospettive del gruppo Stellantis. Incontro atteso, come si è detto, e che si sperava avrebbe potuto svolgersi in condizioni più adatte per parlare di programmi industriali declinati al futuro. Purtroppo, invece, su questa riunione, come su molti altri appuntamenti sindacali, economici e politici di questi giorni, ha oggettivamente pesato la condizione generale di incertezza che è stata determinata dalla guerra in corso in Ucraina dopo l’attacco scatenato dal Governo russo.
Ovviamente, la guerra in sé, con i suoi tragici lutti, costituisce un argomento ben altrimenti drammatico delle pur gravi difficoltà di un intero settore industriale; in questo caso, del settore automotive. E tuttavia, non si può evitare di notare che lo sconvolgimento della vita produttiva, causato – almeno a livello continentale – dalla guerra in corso e dalle sue inevitabili conseguenze politiche, si abbatte adesso anche su un settore, come quello dell’automotive, che è stato già duramente provato prima dai lockdown conseguenti alla pandemia da Covid 19, e poi dai fenomeni negativi che hanno accompagnato, a livello globale, una ripresa particolarmente disordinata. Fenomeni che vanno dalla carenza di componenti essenziali, quali i microchip, al rincaro delle materie prime energetiche e di vari minerali.
All’incontro al Mise, hanno partecipato, per il Governo, i Ministri dello Sviluppo economico, Giorgetti, e del Lavoro, Orlando, accompagnati dai Viceministri Pichetto Fratin e Bianchi. Per i sindacati erano presenti i Segretari generali delle organizzazioni dei metalmeccanici – Benaglia (Fim-Cisl), Re David (Fiom-Cgil) e Palombella (Uilm-Uil) – accompagnati dai responsabili auto delle loro stesse organizzazioni (rispettivamente, Uliano, De Palma e Ficco), e da rappresentanti delle confederazioni di appartenenza: Cgil, Cisl e Uil.
Il gruppo Stellantis, invece, si è fatto rappresentare da volti meno noti alla stampa italiana, e cioè da Davide Mele, vice responsabile operativo della regione Emea (Europa, Medio Oriente, Africa), da Daniele Chiari, responsabile delle Relazioni istituzionali Italia, e da Giuseppe Manca, responsabile delle Risorse umane Italia. Alla fine dell’incontro, i rappresentanti Fiom – la già citata Re David e il Segretario nazionale responsabile per l’automotive, Michele De Palma, hanno quindi dichiarato di aver chiesto, “insieme alle altre organizzazioni sindacali”, un incontro con l’Amministratore delegato di Stellantis, il portoghese Carlos Tavares. E ciò “per avere garanzie su stabilimenti e occupazione, nell’attuazione in Italia del piano strategico di lungo termine Dare Forward 2030″, presentato dall’Azienda il 1° marzo scorso al mondo degli investitori.
Ora qui va detto che, a memoria di chi scrive, nella storia prima della Fiat e poi di Fca, le antenate italiane di Stellantis, era cosa normale che l’Amministratore delegato si presentasse al tavolo degli incontri con i sindacati di categoria, ovvero con le sigle dei metalmeccanici. Ieri il Ceo, come adesso si dice, di Stellantis, non ha invece ritenuto di lasciare Parigi, la città da cui opera, per fare una gita a Roma. Una scelta discutibile, però, dato che Stellantis è una multinazionale caratterizzata da rapporti molto solidi con la Francia. Ne segue che questa non presenza di Tavares all’incontro romano può aver accentuato, fra i rappresentanti sindacali, una sensazione di lontananza, ovvero un tipo di sensazione che, di per sé, non favorisce il fiorire di positive relazioni industriali.
Ma torniamo a ciò che ha detto chi al Mise era presente. A quanto par di capire, non sono state registrate particolari novità. Rispetto a quella più attesa, ovvero a quella relativa al più volte annunciato avvio della gigafactory per le batterie elettriche nel sito di Termoli (Campobasso), si è avuta l’ennesima conferma dello stato avanzato del percorso che dovrebbe portare alla definizione del relativo accordo. Solo che, a tutt’oggi, non si è ancora avuta la firma conclusiva.
Va anche detto che lo schema seguito dall’Azienda nelle sue comunicazioni odierne è uno schema di ragionamento più vicino al modi di pensare della Fim che non a quello della Fiom. E’ cioè uno schema che annuncia i programmi relativi ai vari modelli di autovetture che entreranno in produzione o che da essa usciranno, nonché relativi alla allocazione di questi modelli nei vari stabilimenti. Con le ovvie ricadute occupazionali di tali allocazioni.
La Fiom, invece, come hanno ancora dichiarato Re David e De Palma, non chiede “un confronto step by step”, ma “un confronto e un accordo quadro per garantire stabilimenti e occupazione con Azienda e Governo”. In sintesi, per la Fiom l’obiettivo “deve essere” quello di “tornare a produrre”, nel nostro Paese, “più di un milione e mezzo di veicoli”. E ciò allo scopo di “garantire anche i lavoratori della filiera della componentistica”.
Ora è chiaro che di questo “accordo quadro”, auspicato dalla Fiom, ieri non si è vista nemmeno l’ombra. Cerchiamo allora di capire, invece, quali sono stati, in concreto, i contenuti delle diverse e specifiche comunicazioni di Stellantis. A partire da quelle relative a Termoli, località visitata dallo stesso Tavares il 19 gennaio scorso.
“Sia Stellantis che i Ministri hanno confermato la costruzione su Termoli della terza gigafactory del Gruppo in Europa” hanno dichiarato ancora Re David e De Palma. I quali, però, osservano anche che “non c’è stato approfondimento su tempi e occupazione”. Da parte loro, Rocco Palombella e Gianluca Ficco, rispettivamente Segretario generale e responsabile auto della Uilm-Uil, hanno sottolineato che “la costruzione di una fabbrica di batterie è essenziale per la tenuta dell’intera catena produttiva italiana, impegnata nel delicato passaggio all’elettrico”.
I giudizi dei sindacati convergono poi, con una valutazione positiva, su ciò che l’Azienda ha detto rispetto allo stabilimento di Pomigliano d’Arco (Napoli). A proposito di questo sito, Robero Benaglia e Ferdinando Uliano, rispettivamente Segretario generale e responsabile auto della Fim-Cisl, hanno dichiarato che la comunicazione relativa all’avvio della produzione dell’Alfa Romeo Tonale e la conferma, fino al 2026, della produzione della Panda sono “certamente positive”; e ciò perché danno “garanzie di saturazione e occupazionali per lo stabilimento campano”.
Più in generale, Benaglia e Uliano ritengono di aver avuto, nell’incontro al Mise, delle “prime risposte concrete per l’Italia” per ciò che riguarda la traduzione in fatti del recentissimo piano di Stellantis. Quel piano cui, ci permettiamo di ricordare, è stato dato l’ambizioso titolo di Dare Forward 2030 (che, si potrebbe tradurre, a un dipresso, come “Osare puntando avanti fino al 2030”).
“E’ indubbiamente positivo – scrivono quindi Benaglia e Uliano – il completamento del vecchio piano Fca, con la partenza dei modelli Alfa Romeo Tonale, Maserati Grecale, Gran Turismo e Gran Cabrio”, nonché con “l’impegno da parte del Gruppo a reinvestire le risorse determinate dalle sinergie” derivanti dalla fusione tra Fca e Peugeot.
Positiva anche la valutazione di Palombella e Ficco, secondo cui Stellantis, “con una panoramica generale su tutti i siti” ha “confermato gli impegni assunti nei confronti del nostro Paese”. Più in dettaglio, a Melfi (Potenza) viene confermata “l’assegnazione della futura piattaforma medium che avrà quattro modelli multimarca”; a Mirafiori, “si procede con la nuova piattaforma Maserati e gli imminenti lanci della Gran Turismo e della Gran Cabrio”; a Cassino (Frosinone), “è prossimo il lancio della Maserati Grecale”; a Modena, è partita la Maserati “super sportiva MC20, fra poco anche nella versione spider”; ad Atessa (Chieti), la fabbrica continuerà ad avere un ruolo strategico “nel progetto di crescita nel settore dei veicoli commerciali”. In tale ambito, “sarà costituita un’apposita Business Unit (…) di cui beneficeranno anche le fabbriche di Verrone (Biella) e di Pratola Serra (Avellino) che produrrà l’intera gamma di motori diesel per tutti i veicoli commerciali del Gruppo”. Infine, per quanto riguarda la VM di Cento (Ferrara), “si prevede di espandere la produzione dei motori marini e di specializzare il sito su ulteriori competenze legate all’elettrico”.
Stando dunque a quanto riferito dai sindacati, sembrerebbe che Stellantis abbia le idee abbastanza chiare circa i modelli da mantenere o mettere in produzione e circa le funzioni da assegnare nell’immediato futuro ai vari stabilimenti. Secondo fonti aziendali, nel corso dell’incontro il capo-delegazione di Stellantis, Davide Mele, avrebbe anche voluto rassicurare tutti circa la “centralità” dell’Italia nella strategia del Gruppo, confermando l’approccio del Gruppo stesso basato sulla “condivisione” con i rappresentanti sindacali delle decisioni via, via assunte. Approccio definito, come si è già visto, step by step (passo dopo passo) e che, sempre secondo l’Azienda, avrebbe già dato “importanti risultati” per ciò che riguarda il riassetto di Melfi e di Mirafiori.
Restano, però, vari problemi irrisolti. Da un lato, vi sono problemi legati a singoli stabilimenti che richiedono ulteriori approfondimenti, come quelli richiesti, ad esempio, dalla Uilm in relazione alla VM di Cento o dalla Fim rispetto alla futura gigafactory di Termoli. Dall’altro, vi sono problemi strategici, come quelli sottolineati dalla Fiom, secondo cui, a riunione conclusa, resta l’esigenza di “aprire un confronto immediato sulla situazione attuale e sulle prospettive future per gli stabilimenti di assemblaggio, fino alla componentistica”. Confronto che, sempre secondo la Fiom, “deve necessariamente coinvolgere l’Amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares”.
Tirando le somme di quel che si è visto sin qui, pare insomma di capire che, dopo anni di aspre divisioni, nate nel 2010 a partire dalle vicende dello stabilimento Fca di Pomigliano, le posizioni della Fiom, da una parte, e di Fim e Uilm, dall’altra, per ciò che riguarda il gruppo Stellantis, nato dalla fusione della stessa Fca con la francese Peugeot, si sono molto ravvicinate. Tant’è vero che, ormai da qualche tempo, i tre sindacati confederali incontrano insieme l’Azienda, sedendosi attorno allo stesso tavolo. Permangono, però, due atteggiamenti diversi: più diffidente quello della Fiom, più fiducioso quello di Fim e Uilm. Ne risulta una prassi unitaria che, però, risente ancora delle esperienze, anche molto diverse, vissute dai tre sindacati negli stabilimenti del Gruppo lungo l’arco di una decina di anni.
Molto più simili, se non addirittura coincidenti, sono invece le posizioni elaborate non rispetto a quella che, ormai, è praticamente l’unica casa costruttrice di autovetture e furgoni commerciali esistente in Italia, ma rispetto a un settore industriale importante e contiguo a quello in cui opera Stellantis. Ci riferiamo, cioè, al settore della componentistica auto, da tempo particolarmente rilevante nel nostro Paese anche grazie a una vocazione acquisita a produrre per l’export.
Come si ricorderà, rispetto a questo settore, il 3 febbraio scorso Fim, Fiom e Uilm hanno presentato un’iniziativa congiunta non solo fra loro, ma addirittura con Federmeccanica. Iniziativa con cui le quattro organizzazioni, tre dei lavoratori e una delle imprese, ma tutte appartenenti al mondo metalmeccanico, hanno chiesto al Governo di aprire un tavolo sul settore automotive presso la Presidenza del Consiglio di Ministri. Ciò allo scopo di creare una sede capace di elaborare una politica industriale volta a governare la doppia transizione, ambientale e digitale, che il settore è chiamato a fronteggiare.
A quanto si comprende, però, ieri questa problematica è rimasta fuori dalla sala dell’incontro. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, evitando qualsiasi riferimento alla richiesta avanzata congiuntamente da sindacati e imprese, ha dichiarato che “la prossima settimana ci saranno interventi operativi da parte del Governo a sostegno di tutta la filiera di cui Stellantis è parte integrante ed essenziale”.
Il Ministro ha poi aggiunto che “dobbiamo fare tutti uno sforzo – Azienda, Sindacati e Governo -, perché entriamo in una fase delicata a causa dell’aumento dei costi e per la difficoltà di reperire materie prime”; inoltre, “dobbiamo essere consapevoli che questa situazione avrà ripercussioni nel medio e lungo periodo”. “Continuiamo a lavorare – ha concluso Giorgetti – per rendere operative in tempi brevi le misure che servono al settore e per accompagnare tutta la filiera in questa transizione”.
Quanto al Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale, Andrea Orlando, avrebbe annunciato, secondo fonti presenti all’incontro, che nei prossimi giorni sarà convocato un tavolo di confronto sugli ammortizzatori sociali allo scopo di “fare un primo tagliando” alla loro recente riforma. Inoltre, riprendendo un’idea anticipata nel corso di una tavola rotonda organizzata dalla Fiom a Torino il 23 febbraio scorso, Orlando ha detto che si sta lavorando alla creazione di un ammortizzatore sociale europeo che, partendo dall’esperienza del Sure (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency), possa essere utilizzato per affrontare i rischi occupazionali connessi alla difficile fase oggi attraversata dalle imprese del settore automotive.
@Fernando_Liuzzi