Si è svolto ieri pomeriggio a Roma, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’atteso incontro triangolare fra il Governo, il gruppo automobilistico Stellantis e i sindacati dei metalmeccanici. All’appuntamento erano stati invitati, sul lato istituzionale, anche i Presidenti delle Regioni dove il Gruppo è presente con i suoi stabilimenti, e, su quello imprenditoriale, i rappresentanti dell’Anfia, l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica.
Per essere precisi, aggiungiamo che la delegazione governativa era abbastanza folta, visto che comprendeva oltre al titolare del Mimit, Adolfo Urso, anche i Ministri dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e del Lavoro, Marina Calderone. Ma la vera novità, è stata quella relativa al fatto che al Ministero di via Veneto si è presentato, a capo della delegazione aziendale, il manager francese Jean-Philippe Imparato, responsabile europeo di Stellantis.
A questo proposito, ci permettiamo di formulare qui due considerazioni. La prima è questa. Dopo le polemiche tra la maggioranza di Governo e Stellantis, polemiche che hanno segnato il periodo più recente, l’impressione che si è avuta è che adesso fra il Governo italiano e la multinazionale franco-italiana si sia, quanto meno, raggiunta una sorta di armistizio. Impressione confermata dal fatto che, al termine dell’incontro, il Ministro Urso ha rivelato che, nei giorni successivi alle dimissioni di Tavares dall’incarico di Amministratore delegato di Stellantis, lui stesso si è sentito col Presidente del Gruppo, John Elkann, il quale gli avrebbe parlato di “pieni poteri a Imparato per definire un nuovo Piano per l’Italia”.
La seconda considerazione è che, per adesso, dopo gli errori di comunicazione compiuti da Tavares, l’armistizio di cui stiamo parlando sia stato giocato, per l’appunto, proprio sul piano della comunicazione. In altri termini, l’impressione che si è avuta è che lo scopo politico, almeno contingente, dell’incontro svoltosi ieri al Mimit sia stato appunto quello di esibire l’intesa raggiunta circa la volontà di ritrovare, quanto meno, un modus vivendi tra il Governo italiano e il Gruppo automobilistico. Tanto che Urso ha parlato di un rapporto “collaborativo”.
E veniamo, dunque, a ciò che ha detto ieri Imparato. “Per noi, per Stellantis, è venuto il tempo di fare squadra con l’Italia.” “Tutti gli stabilimenti italiani – ha poi aggiunto – rimarranno attivi e già dal 2026 la capacità produttiva crescerà grazie a nuovi modelli.” Infatti, ha spiegato ancora Imparato, “ogni stabilimento ha un piano di produzione di modelli che coprono i prossimi anni e arrivano al 2032”.
Per quanto riguarda intanto l’ormai imminente anno nuovo, Imparato ha detto che si tratterà di un anno “duro”, ma ha poi anche detto che il Piano “conferma il forte impegno” di Stellantis in Italia “con 2 miliardi di investimenti”. A questa cifra vanno poi aggiunti, sempre secondo l’Azienda, 6 miliardi di acquisti da fornitori che operano nel nostro Paese. Il piano, ha quindi sottolineato Imparato, non prevede aiuti pubblici: tutti questi investimenti saranno finanziati dall’Azienda con risorse proprie.
Per quanto riguarda i piani relativi ai singoli stabilimenti, a Pomigliano (Napoli) l’attuale Pandina arriverà fino al 2030. Già dal 2028 sarà però installata nello stabilimento campano la nuova piattaforma Stla Small, sulla quale si prevede di produrre almeno due nuovi modelli.
A Melfi (Potenza), invece, sempre secondo Imparato, sulla piattaforma Stla Medium si prevede di produrre, a partire dal 2025, quattro modelli: la nuova Jeep Compass (sia elettrica che ibrida), la nuova Lancia Gamma, la nuova DS n° 8 e la nuova DS 7.
A Cassino (Frosinone), nascerà la nuova piattaforma Stla Large, sulla quale saranno prodotti tre nuovi modelli. A partire dal 2025, la nuova Alfa Romeo Stelvio; successivamente, a partire dal 2026, la nuova Alfa Romeo Giulia. Stellantis sta valutando di produrre questi modelli sia nella versione ibrida che in quella elettrica. Infine, sempre a Cassino, a partire dal 2027 dovrebbe essere prodotta una nuova vettura di gamma alta.
Riguardo allo stabilimento di Modena, Imparato ha poi detto che questa realtà “diventerà il polo dell’alta gamma, orgoglio del made in Italy”. E ciò “coinvolgendo in questa missione l’ecosistema produttivo della Motor Valley, al fine di sviluppare il progetto insieme con tutti gli attori della filiera”.
Inoltre, ad Atessa (Chieti), già a inizio 2025, sarà avviata la produzione di un nuovo furgone elettrico, mentre per il 2027 è previsto l’avvio di una nuova versione del Largo Van.
Restando ai piani relativi ai vari stabilimenti italiani di Stellantis, alcune preoccupazioni sono venute da parte dei sindacati. Il Segretario generale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, ha osservato, tra l’altro, che “su Maserati non ci sono stati chiarimenti da parte dell’Azienda”, aggiungendo che “oggi siamo sotto le 10 mila unità” e che quindi la sua organizzazione vuole capire “quale piano” Stellantis abbia “per questo importante marchio”, e quanto esso possa incidere “sugli stabilimenti di Modena, Mirafiori e Cassino”.
Inoltre, lo stesso Uliano ha sottolineato che “resta fondamentale la questione della giga factory ACC di Termoli” e che “senza questo importante investimento”, è il futuro stesso a restare “incerto”.
Michele De Palma, Segretario generale della Fiom-Cgil, e Samuele Lodi, Segretario nazionale e responsabile Mobilità della stessa organizzazione, hanno osservato che, per quanto riguarda il più noto stabilimento della ex Fiat, quello di Mirafiori, “l’introduzione già annunciata della 500 ibrida da fine 2025, e la nuova gamma della 500 dal 2030, non sono rassicuranti”. E ciò perché la stessa Fiom teme che “non ci saranno le condizioni di una saturazione dell’intero stabilimento” sotto il profilo occupazionale.
Infine, Rocco Palombella e Gianluca Ficco, rispettivamente Segretario generale e Segretario nazionale responsabile Automotive della Uilm-Uil, dopo aver espresso critiche simili a quelle che abbiamo già visto in merito agli stabilimenti di Mirafiori (Torino) e di Termoli (Campobasso), hanno affermato che “per un futuro produttivo solido dei siti italiani, è necessario riportare nel nostro Paese la produzione di modelli italiani attualmente all’estero, come Lancia, Alfa Romeo e altri”.
Nel corso dell’incontro, è stata richiamata più volte, specie da parte del ministro Urso e di Imparato, la questione delle rigide tappe previste dall’Unione Europea in merito al processo di transizione, dalle motorizzazioni endotermiche delle autovetture e dei veicoli commerciali, alla motorizzazione elettrica. A questo proposito, il leader della Fim, Uliano, ha ricordato che, il 5 febbraio prossimo, le organizzazioni sindacali nazionali aderenti al sindacato europeo IndustriAll European Trade Union terranno a Bruxelles una manifestazione volta a “sollecitare la UE a mettere in campo un fondo europeo a sostegno del settore”.
@Fernando_Liuzzi