Via Molise è una strada stretta, corta e in discesa, infossata tra via Veneto e via San Basilio, che costeggia uno dei lati del palazzo romano dove ha sede quello che, una volta, era il Ministero dell’Industria e che, dallo scorso novembre, si chiama Mimit, ovvero Ministero delle imprese e del Made in Italy. Su un lato della via, si apre uno dei due ingressi del Ministero. Sul lato opposto, ieri mattina era appoggiato uno striscione della Fiom di Torino su cui campeggiava la scritta “Noi siamo ancora qua”. Pochi metri più in giù dello striscione, c’era la postazione (un microfono e due casse) da cui parlavano delegate e delegati della stessa Fiom, giunti a Roma dai diversi stabilimenti italiani del gruppo Stellantis.
Ieri, infatti, era in calendario il primo incontro con l’Azienda automobilistica e i sindacati dei metalmeccanici convocato dal nuovo titolare del Ministero, Adolfo Urso, Senatore di Fratelli d’Italia. E la Fiom, il sindacato dei metalmeccanici Cgil, ha colto l’occasione per portare nella Capitale, a pochi metri non solo dal Mimit ma anche dal Ministero del Lavoro, sito in via Veneto proprio di fronte all’incrocio con via Molise, lo scontento che oggi si vive negli stabilimenti dell’ex Fiat, nonché ex Fca.
Ecco quindi alternarsi al microfono le voci di lavoratrici e lavoratori degli stabilimenti Stellantis. C’è l’impiegata dei mitici Enti centrali dell’ex Fiat di Torino, che parla della grande area di Mirafiori ora in buona parte tristemente vuota, di lavoratori usciti dall’Azienda e non sostituiti, e di altri lavoratori che hanno subito processi di demansionamento, da ruoli impiegatizi a lavori da operaio. Come c’è la delegata della Fiom di Cassino (Frosinone) che racconta, da un lato, come siano usciti dalla fabbrica 1.000 lavoratori sui 4.000 dipendenti che ci lavoravano fino all’anno scorso, mentre, dall’altro lato, come a più d’uno dei 3.000 superstiti capiti di lavorare solo 3 giorni a settimana.
Problemi simili sono denunciati da un delegato dello stabilimento di Pratola Serra (Avellino). Dove anche capita di lavorare solo alcuni giorni della settimana. Anni fa, osserva il delegato, per un abitante della zona poter dire “io lavoro in Fiat” significava essere considerato fortunato. Ma oggi, aggiunge sconsolato, non è più così. Anche perché, si chiede, “quale e quanto futuro ci potrà essere per i motori che produciamo oggi”?
E si arriva così a un delegato dello stabilimento di Melfi (Potenza) dove, nonostante l’attesa della messa in produzione di nuovi modelli con trazione elettrica, la realtà quotidiana parla di dimissioni incentivate. Mentre un altro lavoratore dipendente da uno stabilimento dell’indotto auto, anch’esso attivo nella zona di Melfi, parla di un periodo “bruttissimo”, segnato dalle conseguenze della nuova politica attuata da Stellantis nei confronti dei fornitori, cui chiede di ridurre i prezzi delle proprie forniture. Ingenerando tensioni che si scaricano, appunto, sui lavoratori dell’indotto cui vengono accresciuti i carichi di lavoro.
Un altro delegato viene da Pomigliano d’Arco (Napoli). Qui ci sarebbero due buone notizie, ovvero l’arrivo dell’Alfa Romeo Tonale e il mantenimento della Panda, due modelli con buone prospettive produttive. Ma c’è ancora un forte ricorso alla Cassa integrazione. Mentre anche un altro delegato, dipendente dalla Sevel di Atessa (Chieti), leader nella produzione di furgoni, parla di un’ennesima chiusura dal 15 al 17 del corrente mese ed esprime le sue preoccupazioni sulle prospettive dello stabilimento.
Ma non ci sono solo manifestazioni di nostalgia per un glorioso passato produttivo, preoccupazioni per il presente e allarmi per il futuro. Dagli interventi delle delegate e dei delegati Fiom vengono anche due proposte specifiche. La prima, quella della riduzione dell’orario di lavoro settimanale a 30 ore pagate 40, è volta a contrastare le riduzioni occupazionali dovute al calo produttivo. La seconda, quella della Cassa integrazione pagata al 100%, è volta a ridurre il calo delle retribuzioni di fatto.
E c’è poi una presa di posizione di valore più ampiamente politico, espressa in modo netto dalla citata delegata degli Enti Centrali torinesi. Di fronte all’insorgere della transizione ambientale, c’è stata una carenza di strategie industriali sia da parte dell’Azienda che da parte dei vari Governi che si sono succeduti in questi anni. Ma i lavoratori, scandisce la delegata, non vogliono essere le vittime di questa transizione.
All’una, l’incontro è finito e i dirigenti sindacali escono dal portone principale del Ministero, quello che dà su via Veneto, dove sono attesi dai microfoni e dalle videocamere dei cronisti presenti. Dopo una breve dichiarazione, i capi della delegazione Fiom – il Segretario generale Michele De Palma e il Coordinatore nazionale automotive, Simone Marinelli – raggiungono il presidio dei lavoratori della loro organizzazione. De Palma dice che il primo compito della Fiom dovrà essere quello di portare nei luoghi di lavoro la discussione fatta dentro e fuori dal Ministero. Avendo in mente i due problemi principali: quello della situazione produttiva e occupazionale e quello retributivo. Un aspetto, quest’ultimo, che la trattativa in corso sul rinnovo del cosiddetto Contratto collettivo specifico di lavoro, in vigore negli stabilimenti Stellantis, non è ancora riuscita a risolvere.
D’altra parte, De Palma e Marinelli sono rimasti insoddisfatti dall’atteggiamento tenuto dall’Azienda nell’incontro al Mimit. Un atteggiamento che, se abbiamo ben compreso, è apparso alla Fiom reticente, nel senso che, al di là di singole informazioni relative a vari stabilimenti, la stessa Azienda non si è mostrata in grado di esprimere impegni precisi rispetto ai suoi programmi di investimento e quindi alle ricadute produttive e occupazionali di tali programmi.
Quanto al nuovo Ministro, Urso ha affermato che il tavolo aperto oggi ha un valore strategico. Ma, per adesso, non è andato oltre questa affermazione.
La manifestazione è sciolta e lavoratrici e lavoratori possono ripartire per i loro territori. D’altra parte, la Fiom potrà riprendere la discussione a stretto giro, dato che giovedì 16 cominceranno a Padova i lavori del suo 28° Congresso.
Ma la vera notizia scoppia nella serata di ieri, quando l’incontro romano è ormai finito da qualche ora. Da Strasburgo, le agenzie stampa informano che il Parlamento europeo ha approvato la direttiva che mette al bando, a partire dal 2035, l’immatricolazione di veicoli inquinanti, ovvero di veicoli dotati di motori endotermici alimentati a benzina o diesel. Con tutto ciò che questa decisione, ormai quasi inappellabile, implica. Insomma, la vicenda del settore automotive, in Europa, sembra subire una non inattesa accelerazione. Più che aperto, il dibattito è spalancato. Soluzioni cercansi.
@Fernando_Liuzzi