Roberto Di Maulo, segretario generale della Fismic, il sindacato dei metalmeccanici della Confsal, fa il punto sulle prospettive di Stellantis per l’Italia e sulla situazione di Torino, dopo la recente decisione dell’azienda di sportare tutta la produzione da Grugliasco a Mirafiori.
Di Maulo quali sono le prospettive di Stellantis per l’Italia?
La situazione ci impone di dare risposte a rassicurazioni ai lavoratori. L’azienda ha dei tempi nella definizione del piano industriale che potrebbero essere accorciati proprio per dare maggiori garanzie. Detto questo le prospettive di Stellantis, relative all’Italia, non sono poi così negative. Certamente ci sono delle criticità e incertezze legate, ad esempio, alla reperibilità dei micro chip. Abbiamo avuto buone garanzie per Melfi, sufficienti per la Sevel, visto che l’apertura di un nuovo stabilimento in Polonia non dovrebbe avere seri contraccolpi per il nostro paese.
La decisione di Stellantis di spostare l’intera produzione da Grugliasco a Mirafiori potrebbe avere delle ripercussioni sul polo di Torino?
La prospettiva per Torino, stando alle attuali condizioni, è sicuramente positiva. Il capoluogo piemontese dovrebbe ritornare a essere un nodo strategico per la produzione, la ricerca e lo sviluppo nell’automotive. Insomma Torino tornerà a essere la città dell’auto. Lo spostamento da Grugliasco a Mirafiori della Maserati non dovrebbe avere effetti nocivi per l’indotto, visto anche il progressivo ritorno della fabbricazione della 500 dalla Polonia proprio a Torino.
Quali saranno i prossimi passi?
Come abbiamo fatto per Melfi, ci incontreremo il prossimo 25 ottobre a Torino per aprire un tavolo di confronto nel quale definire il nuovo piano industriale, i passaggi e le tempistiche e il futuro di ogni singolo lavoratore.
Venendo alla carenza dei micro chip, qual è la posizione dell’Italia?
La carenza di micro chip vede l’Italia e l’Europa in una posizione di assoluta dipendenza. Come unico campione abbiamo STM, un’azienda italo-francese, che produce questo stipo di componentistica soprattutto per l’elettronica di consumo e non specificatamente per l’automotive. Questo ha comportato, per esempio, la rinuncia da parte delle persone ad acquistare delle auto, avendo già stipulato il contratto di vendita, per i tempi troppo lunghi.
Il settore dell’auto sta ricevendo le attenzioni che avete sempre richiesto in questi mesi?
È chiaro che quello dell’auto è un settore strategico ed è giusto che il PNRR guardi con attenzione a questo comparto. Una buona parte della transizione energetica ed ecologica si giocherà proprio su questo terreno. L’Italia ha intenzione di investire molto, circa 3 miliardi sulla mobilità a idrogeno. Si tratta di una tecnologia che guarda ancora di più al futuro, rispetto all’elettrico che deve essere sviluppato, ma che è molto più adatta ai tir e alle navi. Si tratta di una scelta, che ha anche una sua logica, visto che la maggior parte del trasporto delle merci in Italia avviene su strada. Abbiamo inoltre richiesto al Governo maggiori finanziamenti anche per incentivi a favore delle automobili con minore impatto ambientale, non solo elettriche, ma anche ibride e gasolio euro 6.
Tommaso Nutarelli