Il diario del lavoro ha intervistato il Segretario Generale Fismic Confsal, Roberto Di Maulo, in merito all’incontro di Stellantis di domani con il Governo e le parti sociali.
Di Maulo, che cosa vi aspettate dall’incontro?
Credo che l’incontro di domani possa chiarire questo incubo che abbiamo vissuto da qualche mese a questa parte sullo spegnimento della seconda linea a Melfi. In questo incontro potremmo avere delle rassicurazioni che non ci sarà nessun abbassamento della capacità produttiva né tantomeno un esubero di lavoratori. Credo che il Governo otterrà, abbastanza facilmente, una garanzia solida per questi punti.
Per i lavoratori dell’indotto del settore qual è la situazione?
È molto complessa. Dopo un anno e mezzo di pandemia e di scarsità di mercato dovuta alla penuria di microprocessori, chi ha avuto le spalle meno protette finanziariamente parlando si è trovato in grosse difficoltà a rimanere sul mercato, con ripercussioni nella produzione e occupazione.
Avete sollevato il capitolo Gigafactory come chiave strategica per risollevare il settore e il Paese, di cosa si tratta di preciso?
Della produzione di batterie a litio che permettono ai mezzi elettrici di muoversi. Questo aspetto è essenziale per la transizione elettrica. In Italia non esiste una produzione di questo genere e se non puntiamo su questo aspetto, come stanno facendo anche Germania e Spagna, rischiamo di dover comprare all’estero un domani queste tecnologie che saranno sempre più indispensabili nel futuro prossimo.
Il Governo quindi come pensate debba muoversi?
Dovrebbe assicurare una rete di protezione che impedisca la carneficina dell’indotto, attraverso un processo di riqualificazione, ed è un problema che non riguarda solo Melfi o Stellantis. Secondo, incentivare l’elettrico e potenziare la rete di distribuzione di carburanti alternativi e terzo incentivare la produzione di batterie, cioè il Gigafactory. Sono state messe a disposizione nel PNRR ingenti somme per l’idrogeno, circa 3 miliardi, ed è stata una scelta lodevole, ma ci sono solo 700 milioni per la transizione elettrica. Il Piano in sé va bene ma su questo aspetto credo che vada un attimo ripensata la strategia.
Emanuele Ghiani