E’ in corso la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale del settore tessile-abbigliamento.
Sergio Spiller, segretario nazionale della Femca, come procede il negoziato?
Ci sono molti aspetti che influiscono su questa trattativa. Innanzitutto c’è la storia delle relazioni sindacali di questa categoria che sono sempre state positive e fondate sulla ricerca di soluzioni in grado di dare risposte sia al mondo delle imprese che dei lavoratori.
Un altro elemento da prendere in considerazione è la pesante crisi che sta colpendo il settore. Il tessile-abbigliamento, per la sua struttura di filiera, risente con modalità diverse della situazione di difficoltà che ha provocato la caduta generalizzata dei volumi di produzione.
Poi c’è l’elemento di carattere politico-sindacale dovuto alla presentazione di piattaforme separate da parte delle organizzazioni sindacali.
E le parti sociali come rispondono a queste difficoltà?
C’è l’impegno, a partire dalle associazioni datoriali, di arrivare a una soluzione unitaria.
Siamo tutti d’accordo infatti sulla necessità di rispondere in modo tempestivo alle problematiche del settore. Per questo, dopo un lungo lavoro di approfondimenti reciproco, la discussione ha trovato il proprio centro per il rinnovo del contratto in cinque questioni: bilateralità, flessibilità, inquadramento professionale, estensione della contrattazione di secondo livello e salario.
Dopo una serie di confronti nelle prossime settimane proveremo a stringere su queste tematiche.
In particolare di cosa avete parlato?
Abbiamo discusso molto di flessibilità. E su questo tema abbiamo riscontrato un atteggiamento positivo da parte delle imprese. Abbiamo deciso di provare a rintracciare insieme modalità che non compromettano l’impianto contrattuale, ma che trovino una soluzione efficace per tutti i soggetti del contratto. Vogliamo che tutti gli strumenti positivi costruiti in questi anni siano resi più efficaci e non siano scardinati ma, invece, collegati alla complessità del settore tessile-abbigliamento.
Qual è il rapporto con le imprese?
Nell’ultima settimana c’è stata un’accelerazione grazie alle associazioni imprenditoriali. Il giudizio è positivo anche perché abbiamo sempre posto al centro del ragionamento l’obiettivo di trovare risposte ai problemi del settore. Ora l’impegno è quello di tradurre le risposte in punti concreti sul contratto.
Sulla contrattazione di secondo livello?
Il nostro settore è composto da un numero di imprese enorme, la maggior parte di piccole e medie dimensioni. Quello su cui ci interroghiamo è in che modo sia possibile dare una garanzia a tutti senza che il sistema “vada in panne”, dal momento che più che altro, a causa delle piccole dimensioni d’impresa, si tratta di un’organizzazione molto flessibile e di rapporti informali e non strutturali. L’obiettivo è che la contrattazione sia un’opportunità per le imprese. Stiamo ragionando su una pluralità di interventi per rafforzare il secondo livello, non su un intervento solo.
E cosa ne pensano le imprese?
Mostrano la loro disponibilità al confronto, però, trattandosi nel settore tessile di contrattazione di secondo livello di filiera e territoriale, non son disponibili a costruire un meccanismo che giudicano poco governabile.
In che modo allora intendete procedere?
Finora ha prevalso l’atteggiamento di valutazione e condivisione, anche se la sensibilità rispetto al tema non è identica per tutti. Noi nel corso della trattativa cercheremo di rafforzare gli strumenti che si possono adattare al secondo livello e di trovare un elemento di sintesi.
Sul salario?
Ci sono state alcune ipotesi da parte delle imprese, sempre sulla base dell’impianto di regole stabilite dall’accordo con Confindustria. La questione però è di carattere complessivo, dal momento che c’è un intreccio tra la parte salariale e quella normativa.
Qual è il rapporto con la Cgil?
Ci sono stati sforzi di riavvicinamento da parte di tutti, anche se le piattaforme non sono identiche.
Complessivamente il confronto, nonostante i diversi punti di vista, ha sempre seguito una logica unitaria nella ricerca delle convergenze.
Francesca Romana Nesci