Una grande ombra offusca il futuro. Si può far finta di non vederla, negarne l’esistenza, andare avanti con ebete incoscienza. È lecito credere nei miracoli o nutrire inossidabile fiducia nel progresso. Ma l’ottimismo, imprescindibile forza motrice dell’umana esistenza, non deve diventare stupidità. I numeri stanno lì, a dimostrare che balliamo sull’orlo di un baratro. La pandemia ha ucciso finora quasi 600 mila persone e i contagi superano i tredici milioni. I posti di lavoro persi ammontano a 147 milioni. Il calo dei consumi è stimato in 3.800 miliardi di dollari. Il debito pubblico accumulato da tutti gli Stati supera (101,5 per cento) il prodotto interno lordo mondiale. Ammalati, disoccupati, indebitati.
Poi c’è l’ambiente, passato in secondo piano di fronte all’emergenza Coronavirus, ma il cui degrado non si arresta. Verkhojansk, località siberiana che con il record di meno 67,7 gradi poteva fregiarsi del titolo di “polo del freddo”, ora ha superato il primato al contrario, raggiungendo i 38 gradi, la temperatura più alta nel circolo polare artico. Servono altre prove del surriscaldamento globale? I ghiacciai che si sciolgono sono l’urlo di dolore della terra devastata. Il Monviso a rischio frane preoccupa e rattrista: il “re di pietra” viene giù, causa la degradazione del permafrost, lo strato perennemente ghiacciato.
L’antropocene ultima era geologica? Sono scomparsi i dinosauri, perché dovrebbe essere eterno questo bipede implume, la cui intelligenza è pari alla ferocia e all’egoismo? Il Covid-19 ha messo a nudo tutta la vulnerabilità di un sistema economico e sociale apparentemente stabile ma in realtà già minato dalle diseguaglianze, dallo sfruttamento, dall’alienazione. Ora gli esperti paventano una seconda ondata, ancora più violenta. The Big One.
E invece di prepararci a questa eventualità, cianciamo, in Italia come in tutti gli altri Paesi, di questioni secondarie, superflue, inutili o che potrebbero essere risolte con un minimo di buona volontà. Tutto si riduce a scontri di potere. Anche nella crisi si vogliono lucrare posizioni, così come i ricchi diventano sempre più ricchi.
Una forsennata danza macabra. Vecchie formule e logore ricette. Altro che mondo nuovo! Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, invoca “idee audaci” per affrontare la crisi. Ma qui di audace c’è solo la cieca idiozia.
Jared Diamond, poliedrico studioso statunitense, ha elaborato la teoria della “paranoia costruttiva”. Per spiegarla fa l’esempio della Finlandia, che il 30 novembre 1939 fu sorpresa dall’attacco dell’Unione Sovietica e che da allora ha deciso di non farsi mai più trovare impreparata di fronte a qualsiasi tipo di evenienza. Un comitato elabora mensilmente vari piani in previsione di crisi energetiche, finanziarie, sanitarie. Accumulano scorte, persino carta igienica.
La possibilità di cadere in quello che Roberto Vacca chiamava “medioevo prossimo venturo” non è più data solo da una possibile apocalisse nucleare ma da un collasso democratico ed economico accelerato dal virus. L’attuale o altri che potrebbero comparire.
Roberto Speranza, mite e serio ministro della Salute, invita a non abbassare la guardia e a rispettare le tre misure basilari di prevenzione: mascherina, distanziamento sociale, lavaggio delle mani. Lo stato di emergenza è una necessità. “Non dividiamoci su questo, vi prego”, ha implorato. Ma la sua voce accorata viene sommersa dalle irresponsabili contumelie delle opposizioni e dalle furbizie, dai giochetti, dai protagonismi, dalle improvvisazioni, dalle incapacità della sua stessa maggioranza.
Non vedono, non ascoltano, non comprendono.
Marco Cianca