Non solo agricoltura e turismo: i voucher sono l’oggetto del desiderio di molti comparti produttivi. Alcuni anche imprevedibili, come per esempio quel vasto settore di attività collegato agli spettacoli musicali. Il Diario del lavoro ha intervistato Vincenzo Spera, presidente di Assomusica, che spiega i motivi per i quali i ‘’buoni lavoro’’, pur migliorabili, sarebbero utilissimi anche nel mondo dei concerti.
Spera, anche il settore degli spettacoli musicali ha voglia di voucher, per quale motivo?
L’elemento dal quale si deve partire sono le peculiarità di ogni singolo settore. Nel nostro, la maggior parte degli addetti afferisce a diversi contratti nazionali. Ci sono poi tutta una serie di lavoratori occasionali, per i quali i voucher rappresentavano uno strumento utile e flessibile. Siamo consapevoli che si tratta di un istituto perfettibile, ma in assenza di forme contrattuali adatte, costituisce una forma di tutela per il lavoratore e l’azienda.
Tuttavia, quando si parla di voucher si pensa piuttosto al turismo e all’agricoltura che non al vostro settore.
Perché manca una conoscenza chiara di ciò che viene fatto, ma, soprattutto, manca una visione d’insieme. Il nostro settore è strettamente collegato a quello del turismo. Dunque, quando si ragiona di strumenti contrattuali bisognerebbe dare una valutazione trasversale e intersettoriale. Soprattutto non si dovrebbe penalizzare un comparto in crescita costante dal 2012.
A questo proposito, come valuta il passaggio delle competenze in materia di turismo dal Ministero dei Beni Culturali a quello delle Politiche Agricole?
Sinceramente non ho capito la logica di questo passaggio. Tuttavia, l’importante è come si lavora. Vedremo.
Tornando ai voucher: lei ritiene che lo strumento, che ha visto notevoli abusi, sia migliorabile? E in che modo?
Naturalmente ci sono stati degli abusi e un loro uso improprio. Non c’è dubbio che si possono e si debbano rafforzare i controlli e rendere l’istituto più stringente nella sua applicazione. Il vero errore è stato fatto nel tipo di logica seguita. Per punire i trasgressori si è, alla fine, danneggiato, chi onestamente faceva uso dei voucher, eliminando uno strumento utile per molti comparti produttivi.
Secondo lei possono esserci delle soluzioni alternative?
Prima di tutto bisogna capire che certe logiche contrattuali sono diventate troppo rigide, e che i continui cambiamenti del mercato del lavoro richiedono una scatola degli attrezzi molto più flessibile. Inoltre, la tecnologia ci viene incontro con innovazioni costanti. Si potrebbe pensare di dare al lavoratore una card e al datore di lavoro un lettore, un po’ come una volta si timbrava il cartellino. Naturalmente questo non porrebbe fine agli abusi, ma sicuramente non ci mancano gli strumenti per intercettare la sporadicità e l’imprevedibilità di certe prestazioni, senza cadere nell’illecito.
Si potrebbe fare altro?
Certamente. Prima di tutto bisogna insistere sulla cultura della legalità e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Questa è la conditio sine qua non senza la quale ogni discorso e valutazione sui voucher viene a cadere.
Tommaso Nutarelli
@tomnutarelli