Spaccatura tra i sindacati sulla riforma del lavoro. La Cgil boccia la riforma del governo e annuncia che scenderà in piazza. Diversa la posizione della Cisl e dell’Ugl che invece danno un giudizio complessivamente positivo. Intermedia la posizione della Uil che chiede qualche modifica. Il governo, per superare l’impasse ricorre alla strada del verbale per registrare le varie posizioni in campo, su cui si baserà la proposta che presenterà al Parlamento.
Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che giudica l’impianto “totalmente squilibrato e incentrato unicamente sui licenziamenti facili”, promette battaglia e mobilitazione: “Faremo tutto ciò che serve per contrastarla”. Sull’altro fronte, dalla Cisl con il segretario generale Raffaele Bonanni arriva “un giudizio positivo” sulle linee guida; per la Uil di Luigi Angeletti un giudizio positivo passa, invece, per modifiche da apportare, a partire dal capitolo dei licenziamenti disciplinari ed economici.
L’Ugl parla di un impianto nel “complesso condivisibile”, con un “giudizio sostanzialmente sofferto ma responsabile”. Confindustria, con il presidente Emma Marcegaglia, spiega di aver “dato una adesione complessiva all’architettura, ma rimane del lavoro da fare su alcuni punti”. Una “prima valutazione positiva” c’é anche da parte di Rete imprese Italia. La riforma si deve fare anche per Luigi Marino, presidente di Confcooperative e dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, ma “senza aumenti di costi per le imprese”.
Per giovedì 22 marzo è fissato un nuovo incontro tra governo e parti sociali, l’ultimo, quello “conclusivo”, in cui si presenteranno i testi definitivi e si stilerà il verbale.
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