Sono un disintermediatore della corrente che vuole governare il superamento dell’attuale struttura dei corpi intermedi senza per questo abolirli. Tutto ciò premesso posso affermare che la vicenda che coinvolge, anzi travolge, Confindustria nell’affaire Sole 24ore e Cgil Cisl Uil nella vicenda referendum-voucher, sono vicende uguali e contrarie e comunque squarciano definitivamente il velo.
Sulla prima, trattandosi di un azienda quotata e con di mezzo un indagine della magistratura, credo opportuno usare tutte le cautele del caso e aspettare i risultati delle varie indagini in corso. Però sarebbe ipocrita non sottolineare che proprio chi fa della “capacità di far di conto”, cioè l”l’editore” di riferimento che a sua volta rappresenta l’imprenditoria nostrana, non è stato in grado di fare i conti per bene e tanto meno esercitare quella capacità di controllo e governo che sono inimmaginabili in qualunque azienda: piccola, media o grande che sia.
In questo caso, pur partendo da un fatto accidentale, è più che lecito chiedersi quanto la struttura confindustriale sia adeguata ad affrontare appieno la rappresentanza che gli associati chiedono. Se vogliamo dirla tutta, colossi quali Eni, Enel e via discorrendo, difficilmente delegano in toto la propria rappresentanza a Confindustria nei confronti della politica, del Governo, dei sindacati, mentre il resto dell’imprenditorialità italiana, la stragrande maggioranza, ha bisogno di rappresentanza adeguata alla quarta rivoluzione industriale.
Nel secondo caso, quello dei voucher, siamo alla commedia dell’arte: ogni maschera recita a soggetto. La Cgil, abdica al ruolo di rappresentanza dei lavoratori, sceglie l’unità interna, impugna la bandiera referendaria e senza fatica incassa una vittoria (di Pirro!). Cisl e Uil, com’è dovere di ogni sindacato degno di questo nome, invece trattano con il Governo per una soluzione concordata sull’utilizzo dei voucher e per battere il lavoro nero e si trovano scavalcati. Come per Confindustria anche in questo caso la domanda è d’obbligo: la struttura della rappresentanza sono adeguate al tempo corrente e soprattutto al futuro? Rispondo che no, non sono adeguate: ci vuole più territorio. Poi, inutile negarlo, la stessa storia del sindacato è in qualche modo violata da una scelta referendaria sull’organizzazione del lavoro rivolta a tutti i cittadini – non riesco ad immaginare cosa sarebbe successo per il contrario e cioè se un qualunque contratto di lavoro fosse sottoposto allo stesso vaglio – . Infine, questa vicenda dovrebbe mettere una pietra tombale sull’unità sindacale. Da adesso in poi quando si tratta con Cgil Cisl e Uil, chiunque è legittimato a chiedersi con chi sta trattando, chi rappresenta, quanto di quello che sottoscriveranno sarà certo ed esigibile. Confindustria Cgil CIsl Uil possono stare comodi in poltrona, quella vecchia e comoda poltrona che li accoglie e avvolge nelle sue forme che loro stessi gli hanno impresso oppure si fa un salto all’Ikea alla ricerca di qualcosa di nuovo, adattabile e che non debba durare in eterno.