Il progetto “Interventi Servizi Postali”, illustrato da Poste Italiane, prevede provvedimenti che, intervenendo su operazioni e recapito, produrrebbero 1.763 esuberi nelle prime regioni di applicazione: Toscana, Piemonte, Marche, Emilia Romagna e Basilicata. A conti fatti il totale delle azioni previste genererebbe un taglio del 20% che, proiettato su scala nazionale, secondo fonti sindacali, fornirebbe un dato “aberrante”: circa 12.000 esuberi. A sottolinearlo è la Slc Cgil in una nota.
I sindacati hanno respinto la proposta aziendale che ritengono “assolutamente insostenibile”, anche perché, spiega la Slc, “giunge a distanza di 15 mesi dal già pesante e sofferto accordo di riorganizzazione Servizi Postali siglato il 27 luglio 2010 che, come è noto, ha prodotto 8.300 esuberi, ben superiori a quanto stabilito”. “Lo stesso accordo, – continua il sindacato – oltre ad essere ancora in vigore, non è stato, a nostro avviso, oggetto di accurata verifica, motivo per cui non riteniamo ipotizzabile alcun ulteriore intervento che non preveda la soluzione dei problemi pregressi”.
I sindacati rivendicano “un’idea diversa di sviluppo, che parla di rilancio, non di riduzione del recapito e che sicuramente non può prevedere percorsi a tappe, perché questi sono funzionali solo ed esclusivamente a produrre risparmi”.
La Slc Cgil “è pronta a mobilitarsi in ogni modo contro questo progetto che fa presagire uno scenario di macelleria sociale, in assoluta assenza di ammortizzatori sociali. Non si può continuare a pensare che a fronte dell’ennesimo bilancio in attivo del gruppo, Poste Italiane si consolidi sempre e soltanto sulle pelle delle lavoratrici e dei lavoratori”. (FRN)