I sindacati confederali del settore energetico sono seriamente preoccupati per le sorti della raffineria di Gela. Timori di una possibile chiusura sono state espresse da vari interventi durante la riunione del consiglio di fabbrica che si è concluso con la richiesta di una verifica urgente sull’accordo del febbraio 2011. Sotto accusa, si legge nel documento finale, “l’atteggiamento di autosufficienza che si coglie nell’operare quotidiano del management aziendale, che rischia di compromettere il positivo lavoro avviato per recuperare efficienza produttiva e gestionale”, perché non riconoscerebbe “il ruolo di prima istanza delle rappresentanze sindacali unitarie», con conseguenti «ricadute negative nel governo dei problemi” in fabbrica.
Filctem Cgil, Femca Cisl e Uilcem Uil dichiarano di non fidarsi più di questo gruppo dirigente e chiedono precise garanzie, perché venga riavviata al più presto la linea-2 della raffineria, la cui fermata è stata decisa unilateralmente dall’azienda, che lo definì, a dicembre, un “puro episodio opportunistico”, dettato dalla crisi dei consumi energetici nazionale e internazionale.
I sindacati rivendicano impegni concreti di rilancio del sito di Gela, applicando anche qui le “tecniche di innovation lab, già sperimentate positivamente dall’Eni”.
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