Con una lettera congiunta al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e al Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, le sigle sindacali del lavoro pubblico e dei medici di Cgil, Cisl e Uil (Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fp Cgil Medici, Cisl Medici e Uil Medici) e l`Anaao Assomed di Roma e del Lazio lanciano un appello: “Senza assunzioni nel 2018 il Lazio dirà addio alla sanità pubblica”. E si danno appuntamento il 2 marzo per un`assemblea che apra il dibattito alla società civile, per scongiurare quello che definiscono un “vero e proprio smantellamento del sistema sanitario pubblico”.
“Il Lazio, la cui sanità affronta un commissariamento e un piano di rientro durissimo, – si legge nella lettera – in questi anni ha pagato il prezzo più alto in un sistema già di per sé pesantemente colpito dai tagli lineari alle risorse e al personale: perso più del 19% del contingente totale, oltre 10 mila operatori in meno solo tra il 2006 e il 2015, ed età media sopra i 52 anni. Dati ben più negativi di quelli, già preoccupanti, del resto del Paese. E il peggio, qualora il Governo non cambiasse orientamento, è alle porte. Il documento redatto dall`esecutivo ed attuativo di un sistema di standard inaccettabili per il calcolo del personale, mette nero su bianco una prospettiva magra: non più di 300 assunzioni tra il 2016 e il 2018, contro le 3.500 del piano regionale”.
Se non saranno apportate correzioni a questo trend, nel 2018 la perdita totale di addetti raggiungerebbe le 15mila unità, con un contingente di personale che passerebbe dai 50 mila operatori del 2006 a poco più di 35mila. “Un simile scenario -concludono i sindacati- metterebbe la parola fine alla sanità pubblica in questa regione. Non staremo a guardare – concludono – e metteremo in campo una larga mobilitazione sociale in difesa del pilastro del nostro welfare”.