L’Italia ha bisogno di una normativa di sistema per il trasporto aereo e di regolare la concorrenza arginando i vantaggi di cui godono “alcune low cost”. A chiederlo i sindacati del trasporto aereo, durante un’audizione su Alitalia in commissione Lavori pubblici del Senato.
Occorre “ragionare sulle regole di questo Paese che devono disciplinare questo settore, c’è un problema di contesto in cui si muove Alitalia. Non capiamo perchè – ha detto il segretario generale della Uil trasporti Claudio Tarlazzi – non si possa intervenire sul fronte della concorrenza con quello che si concede ad alcune low cost come Ryanair” che adottano “regole fiscali e di lavoro irlandesi ma stanno in Italia”.
“Dove abbiamo fatto regole utili come nel sistema dei porti il sistema ha retto – ha fatto notare Antonino Cortorillo segretario nazionale della Filt-Cgil – dobbiamo fare noi come sistema Paese quello che altri Paesi hanno fatto quando la concorrenza è stata aperta” altrimenti “rischiamo un mercato del trasporto aereo per il 75% nelle mani di compagnie straniere”.
Le “tariffe aeroportuali devono essere uguali per tutti”, bisogna “normare appalti e subappalti e dare quelle regole che chi vuole lavorare in Italia le tasse le paga in Italia come tutte le altre società che lavorano in Italia”, ha affermato Emiliano Fiorentino, segretario nazionale della Fit-Cisl.
“Serve un miglioramento delle condizioni generali di sistema, non si tratta di protezionismo, le low cost sono un fenomeno comune ma alcune operano con correttezza facendo investimenti veri e rispettando le regole” del Paese ospite altre no, ha sottolineato Stefano De Carlo dell’Anpac.
Il segretario nazionale dell’Ugl, Francesco Alfonsi ha quindi avanzato “la richiesta alla commissione” Lavori pubblici “di sensibilizzare i ministeri interessati, cui abbiamo mandato un sollecito per l’attivazione di un tavolo sul trasporto aereo, perchè riteniamo cruciale che in questo Paese ci si confronti per ragionare su quali siano le regole per rilanciare un’industria che è un volano per l’economia e pesa per il 3% del Pil”