Cresce la protesta contro la stretta sulle pensioni varata con la manovra. Il provvedimento colpisce, infatti, anche gli assegni previdenziali non particolarmente ricchi, quelli sopra 1.400 euro lordi al mese.
Il decreto varato dal governo prevede la mancata rivalutazione per il biennio 2012-2013 delle pensioni superiori a cinque volte il minimo, cioè 2.300 euro al mese, mentre quelle più basse, comprese tra 1.428 e 2.380 euro mensili, saranno rivalutate per tener conto dell’inflazione, ma solo nella misura del 45%. La platea colpita dal blocco riguarda 4,4 milioni di pensioni, su un totale di circa 16 milioni.
Molto negativi i giudizi di tutti i sindacati. Per Susanna Camusso “il Governo ed il Parlamento devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni”. La sindacalista ha preannunciato una mobilitazione del sindacato pensionati: “sarà una mobilitazione di tutti i territori per le pensioni, ma anche per la sanità è sui temi della crescita”.
Il segretario della Cgil ha quindi sottolineato l’iniquità della manovra per quanto riguarda il taglio alle rivalutazioni pensionistiche: “quando si parla dei mille e quattrocento euro si parla di mille euro netti. Sono le pensioni di operai, impiegati che spesso hanno raggiunto i 40 anni di lavoro, quel famoso ceto medio che bisognerebbe salvaguardare sul piano dei redditi e quindi dei consumi. Si tratta di un ceto che è stato già penalizzato con riduzioni delle pensioni che spesso gli servono anche a proteggere figli disoccupati”.
Per trovare, ha aggiunto, “risorse per fare la manovra noi diciamo da lungo tempo innanzitutto che per prendere soldi bisogna rimettere in moto la crescita. E poi si deve prendere a chi guadagna di più, osserva ancora il segretario della Cgil che aggiunge: “non è vero che non ci sono situazioni dove non si potrebbero trovare risorse quando il 10% famiglie italiane detiene il 47% della ricchezza nazionale”. Per questo, conclude Camusso, “noi diciamo che serve un riequilibrio. Si colpisca chi ha determinato questa crisi e si utilizzino le risorse per far stare meglio chi sta peggio e per far ripartire la crescita”.
Per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni,”il Governo e il Parlamento devono correggere il provvedimento”. “La norma della manovra economica che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo – sostiene – tenendo conto dell’inflazione, rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni”. “Non solo – prosegue – ci aspettiamo subito un chiarimento dal Governo, ma il Parlamento, nel percorso di approvazione della manovra stessa, potrà correggere questa palese iniquità, individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile.”
Giudizio molto negativo anche quello di segretario generale della Uil Pensionati, Romano Bellissima per il quale “il taglio della rivalutazione delle pensioni annunciato nella manovra è inaccettabile”. “Nei giorni passati – prosegue Bellissima – si era parlato di misure che avrebbero interessato solo pensioni d’importo molto elevato. Ora invece si delinea una misura che, se confermata, colpirebbe milioni di pensionati con pensioni medie, di importi netti a partire da mille euro mensili, derivanti da lavoro dipendente, pubblico e privato. Pensioni frutto di decenni di lavoro e di contributi”. “Ad essere colpiti – prosegue – sarebbero pensionati che su queste pensioni pagano le tasse, che hanno sempre pagato anche da lavoratori. Pensionati che negli ultimi anni non hanno ricevuto alcun beneficio dagli aumenti che hanno interessato le pensioni di importo più basso e che hanno visto le loro pensioni perdere progressivamente potere d’acquisto”.
“La perequazione annuale all’inflazione – dice – è l’unico strumento di rivalutazione delle pensioni. Uno strumento che già oggi è inadeguato. E, infatti, le pensioni negli ultimi 15 anni hanno perso fino al 30% del loro potere d’acquisto”. Come Uilp, conclude, “abbiamo chiesto di migliorare questo strumento, anche introducendo un paniere Istat che tenga conto in modo più preciso dei consumi specifici dei pensionati. E sulla modifica del paniere avevamo riscontrato la disponibilità del ministro Sacconi. Non è accettabile che oggi si pensi invece di peggiorare e bloccare la rivalutazione delle pensioni, soprattutto in un momento in cui l’inflazione cresce in modo significativo”.
Infine per Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl,”l’eventuale mancata rivalutazione delle pensioni a 13 milioni di persone vuole dire impoverire una platea molto ampia di cittadini e significa scaricare nuovamente sulle solite categorie il peso della crisi e del bilancio dello Stato”. Il sindacalista evidenzia come “da anni i pensionati attendono un adeguamento al caro vita, per difendere il potere d’acquisto dei sacrifici sopportati in anni e anni di contributi versati, continuando così a scivolare nella fascia di povertà, mentre altri vi sono caduti già da tempo”. “Governo e Parlamento non dimentichino che – conclude – i pensionati sono coloro che, dopo una vita di lavoro e avendo pagato regolarmente le imposte alla fonte, mandano avanti le proprie famiglie e aiutano anche quelle dei figli, che si trovano in difficoltà perché precari o disoccupati”. (LF)
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