La selezione per il trasferimento è inadeguata, la Fiat ha scelto di spostare da Pomigliano a Nola gli addetti con ridotte capacità lavorative e soprattutto quelli più attivi nelle assemblee e nelle mobilitazioni. E’ questo uno dei principali punti di disaccordo tra azienda e sindacati nel confronto sul nuovo polo della logistica, che porterà 316 unità nell’Interporto di Nola. “Per usare un’espressione degli anni ’70 – dice il segretario generale della Uilm Campania, Giovanni Sgambati – ci stanno togliendo di mezzo l’avanguardia”. Fim, Fiom e Uilm rilevano la distanza tra le parti e chiedono all’azienda di allargare il confronto, richiamando e coinvolgendo tutti i soggetti che lo scorso dicembre hanno firmato l’intesa sul piano di sviluppo. Rimandare la trattativa è un modo per non rompere e aprire un nuovo tavolo, che coinvolgerà anche Cgil, Cisl e Uil nazionali.
L’ad Marchionne, che cura le relazioni industriali dallo scorso ottobre, non ha convinto i sindacati su alcuni punti. Nella riunione allargata, in data ancora da definire, questi chiederanno risposte sulla scelta di localizzare l’impianto a Nola, sulle opportunità di sviluppo e sulle tutele necessarie per i lavoratori. Con molte aree libere a Pomigliano, e con un perimetro aziendale di 7.000 dipendenti compreso l’indotto, le organizzazioni di categoria criticano lo spostamento e temono una progressiva riduzione dei volumi produttivi. La Fiat collega il lancio della logistica al piano industriale complessivo: se saltano i trasferimenti, avverte, tutto il progetto può subire un arresto.
Il gruppo ha annunciato l’esternalizzazione in una lettera formale, inviata ai sindacati lo scorso 11 aprile, senza presentarsi all’incontro previsto, in segno di protesta contro la mobilitazione che aveva bloccato lo stabilimento. Con l’assenza dell’azienda lo sciopero è proseguito per altri tre giorni, le parti hanno ripreso il dialogo il 15 aprile. Qui è arrivata la conferma della Fiat: oltre 300 addetti a Nola e logistica fuori perimetro, un’ipotesi già respinta dalle assemblee nei luoghi di lavoro. Adesso va considerato il timore di frenare il rilancio dello stabilimento: restano posizioni divergenti ma, secondo i sindacati, è l’interesse generale che deve prevalere. “Non si può mettere in discussione tutto il piano – commenta Sgambati – ovvero non si può tutelare la logistica e disinteressarsi dello sviluppo di Pomigliano”. Del resto, sono gli stessi rappresentanti sindacali ad ammettere lo scarso coinvolgimento sul tema del nuovo polo: le assemblee retribuite hanno registrato una partecipazione del 35-40%, le iniziative di protesta si sono fermate al 5%, la maggioranza dei lavoratori ha scelto di non scioperare.
29 aprile 2008
Emanuele Di Nicola