A due anni dalla consegna al Presidente della Repubblica della petizione popolare e delle 10mila firme raccolte in tutta Italia per tutelare il lavoro degli operatori del restauro, Feneal, Filca, Fillea, scrivono nuovamente a Giorgio Napolitano. I sindacati si dicono preoccupati della difficile situazione venutasi a creare nella Commissione Istruzione Pubblica e Beni Culturali del Senato, dove è in discussione un testo unificato sulla materia “frutto della grande mobilitazione dei lavoratori e di un lungo lavoro di confronto con i parlamentari nel quale il sindacato è stato tra i maggiori protagonisti”. Quel testo unificato, spiegano i sindacati degli edili, contiene “gran parte delle nostre richieste e ha ricevuto un’ampia convergenza delle forze politiche e dei parlamentari. Ma il 3 aprile scorso è successo qualcosa di molto grave”, raccontano i sindacati, “alcune forze politiche firmatarie del testo unificato hanno inaspettatamente presentato 35 emendamenti, facendo segnare un’improvvisa battuta di arresto al rapido percorso di approvazione del testo.”
Le proposte di modifica contenute negli emendamenti “stravolgono tutto l’impianto della norma e rischiano di vanificare il lavoro svolto in questi anni per giungere a una soluzione condivisa. Se accolti – denunciano Feneal, Filca e Fillea – la maggior parte degli emendamenti riporterebbero indietro il tempo, negando ancora una volta tutti quei principi di equità e di giustizia che sembravano finalmente essere riconosciuti da tutti”.
Dopo aver scritto ai componenti della VII Commissione Senato chiedendo che alla ripresa della discussione sul testo unificato “ripensino al senso profondo e alle reali finalità di questa norma, torniamo ad appellarci al Presidente della Repubblica” concludono i sindacati “affinché non si torni indietro. E ancora una volta chiediamo al Quirinale di poter essere ricevuti e con l’occasione testimoniare, insieme ad una delegazione di lavoratrici e lavoratori, la grande preoccupazione degli operatori del settore per un futuro che appare sempre più drammaticamente incerto”.