Siede arbitro il Caos. Bertrand Russell mise il verso di Milton, tratto dal Paradiso Perduto, in esèrgo del suo libro sulla “Storia delle idee del secolo XIX”. Una citazione per rimarcare come circostanze banali possano produrre grandi effetti e, al contrario, eventi di minore importanza che non si verificano rendano inevitabile ciò che sarebbe stato possibile differire. “In breve –sosteneva il filosofo- la storia non è ancora una scienza e si può farla apparire scientifica solo a mezzo di omissioni e falsificazioni”. Era sua opinione che le cause principali di ogni trasformazione fossero di tre specie: la tecnica economica, la teoria politica, le forti individualità.
Ma se guardiamo alle cose della nostra povera Italia, nessuna di queste condizioni sembra essere all’opera. Non ci sono idee, mancano progetti, le personalità sono tanto arroganti quanto ciniche e miserrime. L’irritante Di Maio, l’ambizioso Renzi, il tonitruante Salvini, il trasformista Conte, il tentennante Zingaretti, il duracell Berlusconi, la popolana Meloni. Con i corrispettivi corifei che amplificano ed esasperano contrasti ed insulti. Menzogne, accuse di alto tradimento, infingimenti, negazioni della realtà. Senza tema di essere sbugiardati. Accanto al Caos, completando il richiamo miltoniano, “governa supremo il Caso”.
Eppure, se alziamo gli occhi oltre i sacri confini, l’insulsa commedia che va in scena nei salotti televisivi diventa agghiacciante tragedia sul palcoscenico planetario. Le profonde crepe della vecchia Europa, l’incertezza dell’Inghilterra, l’aggressività della Russia, l’espansionismo della Cina, l’enigma dell’India, i tormenti del Sud America, l’obnubilazione degli Stati Uniti, il calderone dell’Africa, i conflitti del Medio Oriente, il protagonismo della Turchia, le paure di Israele, le minacce dell’Iran. I valori della pace e del progresso vacillano sotto i colpi della forza armata.
Russell concludeva il suo libro asserendo che solo con “un’organizzazione economica mondiale, l’umanità civile potrà essere salvata dal suicidio collettivo”. Era il 1934. Poi le tenebre naziste e l’imperialismo nipponico scatenarono l’inferno. Ora i nazionalismi risorgono ghignanti e la guerra dei dazi impone nuove barriere. Di bomba atomica non si parla più ma gli arsenali sono pieni e sempre pronti. I climatologi paventano una catastrofe ambientale ma un conflitto nucleare potrebbe precederla. Un’apocalisse vale l’altra.
L’umanità danza di nuovo sull’orlo dell’abisso. Svegliati, Ragione, svegliati.
Marco Cianca