Investimenti annunciati nell’impianto ex Ilva di Taranto (Acciaierie d’Italia) e nello stabilimento ex Lucchini di Piombino (Jsw, azienda controllata dalla multinazionale indiana Jindal), mai realizzati né avviati; una situazione occupazionale drammatica con lavoratori in cassa integrazione ormai da dieci anni, con salari bassi o senza stipendio come nel caso di 4mila dipendenti del sistema degli appalti ex Ilva; piani industriali rimasti lettera morta; relazioni con i sindacati inesistenti. Sono queste le ragioni che hanno portato Fim, Fiom e Uilm a proclamare uno sciopero di 8 ore per mercoledì prossimo e indire una manifestazione nazionale a Roma nella stessa giornata. “Il tempo è scaduto”, hanno spiegato in una conferenza stampa i leader di Fim e Uilm, Rocco Palombella e Roberto Benaglia, e il segretario nazionale della Fiom, Gianni Venturi, citando lo slogan della protesta.
“Si sono avvicendati sette presidenti del consiglio e ministri dello Sviluppo economico – ha detto Palombella – ci sono stati 13 decreti salva-Ilva che forse erano decreti affossa-Ilva, per ammazzarla e non salvarla. Abbiamo perso milioni di tonnellate di produzione di acciaio, mentre negli ultimi tre anni la Cina ha implementato la sua produzione di 135 milioni. Cioè quella dell’intera Europa. Il premier Mario Draghi non può dire che la siderurgia è strategica. C’è bisogno di atti politici. Il tempo non gioca a nostro favore. Se la situazione non sarà risolta, diventerà sempre più esplosiva. Rischiamo di essere un Paese dipendente anche dall’acciaio”.
Il numero uno dei metalmeccanici della Uil ha ricordato che tra ex Ilva e Jsw ci sono oltre 60mila lavoratori, di cui la metà impiegata nelle aziende dell’indotto. “Abbiamo deciso lo sciopero dopo aver atteso diverso tempo, sollecitando i ministri competenti a discutere e analizzare la drammaticità di parte importante della siderurgia. Sollecitazioni su ex Ilva e Piombino e richieste di incontri che non hanno sortito nulla. Negli stabilimenti c’è una situazione pesantissima sia per quanto riguarda i volumi produttivi che per il numero dei lavoratori in cassa integrazione. Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, aveva annunciato a fine luglio la presentazione del piano su Taranto. Abbiamo registrato diverse dichiarazioni del ministro in questo senso, ma ad oggi nulla. Ci sono migliaia di lavoratori che attendono risposte occupazionali e salariali. La situazione non è più sopportabile e il Governo se ne deve rendere conto”.
Anche su Piombino “si continua a promettere investimenti – ha aggiunto Palombella – abbiamo salutato positivamente l’ingresso di Invitalia nel capitale sociale. Abbiamo deciso di imboccare la strada mobilitazione e non l’abbiamo fatto a cuor leggero”.
Il segretario generale della Fim, Roberto Benaglia, ha descritto una “situazione occupazionale, produttiva e gestionale critica” sia a Taranto che a Piombino, sottolineando che la questione tempo è fondamentale. “Vogliamo affrontare queste vertenze – ha affermato – ma non abbiamo avuto le convocazioni promesse per confrontarci sui piani industriali.
Il fattore tempo è inaccettabile. Bisogna costruire il futuro adesso, perché se chiamano il sindacato a cose fatte non ci stiamo”.
Il capo delle tute blu della Cisl ha poi detto che “da luglio lo Stato è dentro Acciaierie d’Italia e non abbiamo capito cosa sta accadendo. Ci pare di vedere un confronto complesso in azienda, decisioni non lineari e contraddittorie. Si fa fatica a fare chiarezza sugli obiettivi. Ci sono parametri di cattiva gestione: dagli investimenti mancati fino alla piccola manutenzione e al tema degli appalti. I lavoratori devono alzarsi la mattina, andare a lavorare senza sapere se saranno pagati. Il Governo vuole salire al 60% del capitale controllando la società.
Giorgetti aveva dato tutto questo per fatto. Ma le interviste non sono sufficienti, ci sono difficoltà che non vengono socializzate con il sindacato. Non pensino che l’accordo coi sindacati sia un fatto dovuto”.
Lo sciopero di mercoledì “è il primo dei metalmeccanici perché la decarbonizzazione sia socialmente sostenibile. Ci sono risorse per evitare i danni sociali? – si è chiesto Benaglia – un piano per la siderurgia non si fa con un collage sulle tante vertenze aperte, dipende dalla capacità di rispondere creando ambiente e soluzioni nuove con occupazione e investimenti al centro.
Piombino è una realtà forse ancora più critica di Taranto.
Parlare di due diligence per misurare l’ingresso di Invitalia e privati deve fare i conti con una gestione ancora peggiore da parte degli indiani. Anche qui manca un confronto con il Mise”.
Il segretario nazionale della Fiom, Gianni Venturi, ha puntato l’indice contro “l’ennesima disattenzione da parte del Governo e delle imprese rispetto agli impegni assunti e non rispettati”. In merito al piano nazionale sulla siderurgia, il sindacalista dei metalmeccanici della Cgil ha osservato che la risoluzione delle vertenze ha bisogno di una “cornice coerente”. Venturi ha inoltre ricordato che “l’Italia è diventata un importatore netto di acciaio. Non ci si può chiedere tempo, che è abbondantemente scaduto. La siderurgia è un asset strategico. Da mesi Giorgetti dice di avere in mano il piano della siderurgia. E’ una sorta di araba fenice. E’ indispensabile averlo e deve essere coordinato con quello energetico e ambientale”.
TN