La valutazione dei rischi tra lavoratori e lavoratrici ha una importanza fondamentale e nell’agosto torrido di quest’anno Inail ha prodotto un documento che è utilissimo alle aziende che ottemperano ai doveri di prevenzione salute e sicurezza. Si tratta di un documento tecnico per la valutazione dei rischi connessi alla prevenzione salute e sicurezza dei lavoratori in ottica di genere e correttamente l’Istituto evidenzia che, quello della corretta valutazione del rischio fra uomini e donne è un problema attuale. È lo stesso articolo 28 del decreto legislativo n. 81/2008 a ribadire la necessità di garantire l’uniformità della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale, anche con riguardo alle differenze di genere, di età e di provenienza delle lavoratrici e dei lavoratori. Troppo spesso infatti succede che nei documenti di valutazione dei rischi la differenza di genere viene confusa con la tutela delle lavoratrici madri, attuata mediante misure per gestanti e di supporto alla maternità, che è invece già considerata e declinata in un diverso dettato normativo il d.lgs. n. 151/2001 (cd. Testo unico della maternità e paternità). Le cd. linee guida a cui seguiranno altre indicazioni avranno lo scopo di approfondire il tema dal punto di vista normativo, statistico e tecnico mettendo a disposizione dei datori di lavoro strumenti operativi che contengano approcci aggiornati alla problematica. Il documento è composto di una parte generale, che inquadra e contestualizza il tema della valutazione dei rischi in ottica di genere, una seconda parte applicativa riportante delle schede di rischio finalizzate all’integrazione della valutazione dei rischi e un’appendice statistica con dati aggiornati in merito all’andamento infortunistico. Da una breve descrizione del rischio, se lo stesso sia neutro o abbia specificità di genere anche in relazione ai danni connessi e alle misure di prevenzione e protezione che, seppur differenziate, devono sempre garantire pari accesso al lavoro, tutelando la salute e sicurezza. Organizzare dunque per tutta la comunità aziendale degli incontri per illustrare il documento è una opportunità straordinaria anche per prevenire incidenti e offrire non solo ai responsabili della sicurezza strumenti concreti e attuabili. Un’attenta valutazione dei rischi negli ambienti di lavoro richiede lo studio delle differenze che l’appartenenza a un genere può sviluppare nell’ambito dell’adibizione a un’identica mansione in una stessa attività lavorativa, nonché lo studio delle particolari criticità che possono verificarsi in ambienti occupati prevalentemente da uomini o da donne con caratteristiche diverse per età, provenienza e genere.
Occorre, infatti, tenere conto che non solo uomini e donne possono essere esposti a rischi diversi nei vari comparti di lavoro, ma possono rispondere in maniera diversa alla stessa esposizione a un determinato rischio. Vero è che in merito alla valutazione dei rischi in ottica di genere, ad oggi si rilevano difficoltà attuative e, più in generale, una carenza di metodologie standardizzate.
La letteratura scientifica non offre al momento studi e dati epidemiologici disaggregati per sesso, o di approfondimenti sulle differenze di risposta nei due sessi che offrano elementi di valutazione dei limiti di esposizione differenziati. L’appartenenza a un determinato genere non comporta certo un rischio; si tratta di integrare in un’ottica di genere la valutazione di tutti i rischi insiti nel processo lavorativo, declinandoli con un’attenzione alle differenze dovute sia alle peculiari caratteristiche (biologiche, sociali e culturali) maschili e femminili, sia all’interazione che lavoratori e lavoratrici hanno all’interno dell’organizzazione stessa (rischi di carattere organizzativo e psicosociale). La guida è scaricabile e gratuita sul sito di Inail.
Alessandra Servidori