Recentemente il nuovo Parlamento europeo appena insediato ha confermato l’impegno a favore dell’uguaglianza di genere e della non discriminazione fondata sul genere. L’uso di un linguaggio sensibile al genere è una delle modalità con cui si esplica tale impegno. Data la molteplicità di lingue e di culture rappresentate in seno al Parlamento, non esiste al proposito una soluzione unica, ma occorre individuare soluzioni adeguate a ciascun contesto specifico, tenendo conto dei rispettivi parametri linguistici e culturali. Nel 2008 il Parlamento europeo è stato una delle prime organizzazioni internazionali ad adottare linee guida multilingue sulla neutralità di genere nel linguaggio. Da allora, molte altre istituzioni e organizzazioni hanno adottato orientamenti simili.
Al fine di tenere conto dell’evoluzione linguistica e culturale,già nel 2018 il Gruppo di alto livello sull’uguaglianza di genere e la diversità chiese ai servizi del Parlamento di aggiornare le linee guida sulla neutralità di genere nel linguaggio, le quali contengono, in tutte le lingue ufficiali, orientamenti pratici per l’uso di un linguaggio equo e inclusivo sotto il profilo del genere e tutt’ora oggetto di aggiornamento a cura dei nuovi organismi insediati Alcune soluzioni pratiche per la lingua italiana sono suggerite nella seconda parte delle linee guida pubblicate integralmente collegandosi al sito https://www.europarl.europa.eu/cmsdata/187102/GNL_Guidelines_IT-original.pdf.
Nell’intento di adottare un linguaggio neutro in termini di genere, occorre tenere conto del ruolo del Parlamento come legislatore europeo. Non tutte le soluzioni praticabili in altri ambiti possono essere utilizzate in un contesto legislativo, che richiede chiarezza, semplicità, precisione e coerenza. Un linguaggio non discriminatorio ha maggiori probabilità di essere ben accetto ai suoi utilizzatori quando è semplice e discreto. Occorre ricercare espressioni alternative veramente neutre e inclusive, rispettando nel contempo il multilinguismo in cui opera il Parlamento e le norme specifiche che disciplinano la redazione di testi legislativi. Le linee guida pubblicate “LA NEUTRALITÀ DI GENERE NEL LINGUAGGIO usato al Parlamento europeo” intendono fornire spunti e suggerimenti ai servizi amministrativi del Parlamento europeo in tal senso.
In Italia il dibattito su un uso non sessista della lingua è particolarmente attuale, anche in concomitanza con l’elezione di donne a cariche particolarmente importanti e mediaticamente esposte. Alcune Presidenti del Parlamento ricorrentemente hanno invitato le deputate e i deputati a garantire nei loro interventi in Aula il “pieno rispetto delle identità di genere”, come raccomandano l’Accademia della Crusca e la “Guida alla redazione degli atti amministrativi dell’Istituto di teoria e tecnica dell’informazione giuridica” : ovvero declinando al femminile i sostantivi riferiti a cariche istituzionali e funzioni amministrative, compresi alcuni ruoli chiave, quali ad esempio “deputata”, “ministra” e “sindaca”. Sono tornate così alla ribalta le idee di Alma Sabatini, (1987) la prima studiosa italiana a occuparsi di sessismo linguistico. Le sue “Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana” , pubblicate ormai 33 anni fa, rimangono un testo di riferimento fondamentale.
Il tema del linguaggio di genere è tornato quindi a essere di scottante attualità. Se, fino a qualche anno fa, era prassi abituale ricorrere quasi esclusivamente – soprattutto per alcune professioni e cariche – al genere maschile con valenza per così dire “neutra” o “inclusiva”, ora, per rispecchiare l’evoluzione della società e conseguentemente della lingua, è auspicabile porre in atto strategie intese ad assicurare una maggiore “visibilità di genere”; ciò vale, naturalmente, anche per i testi del Parlamento europeo. Le linee guida elaborate, lungi dall’essere esaustive, forniscono qualche suggerimento per la redazione di testi quanto più possibile rispettosi dell’identità di genere, tenendo conto del particolare momento storico che impone una riflessione in questo senso. Alma Sabatini :”Pur rendendoci conto che la lingua non può essere cambiata con un puro atto di volontà, ma pienamente consapevoli che i mutamenti sociali stanno premendo sulla nostra lingua influenzandola in modo confuso e contraddittorio, riteniamo nostro dovere intervenire in questo particolare momento per dare indicazioni affinché i cambiamenti linguistici possibili registrino correttamente i mutamenti sociali e si orientino di fatto a favore della donna. […] Se si vuole quindi avere e dare un’immagine delle donne come persone a tutto tondo, come individui con potenziale non stereotipicamente delimitato, si dovrà scegliere e saggiare parole e immagini, ascoltarne le risonanze e coglierne le associazioni e, soprattutto – riprendendo il consiglio di Orwell – scegliere ‘le parole per il significato e non il significato per le parole’, senza mai ‘arrendersi’ alle parole stesse. https://www.europarl.europa.eu/cmsdata/187102/GNL_Guidelines_IT-original.pdf
Alessandra Servidori