L’aula della Camera ha approvato, con 29 voti di scarto, la richiesta della maggioranza di rinviare in commissione Lavoro la proposta di legge per la riduzione dell`orario di lavoro a parità di salario presentata unitariamente dalle opposizioni. Alla base della motivazione ci sarebbero rilievi sulle coperture e la commissione Bilancio non si è espressa sul testo.
Insorge l’opposizione. “Sui temi del lavoro governo e maggioranza predicano a belle parole ma agiscono all’opposto”, afferma in una nota Maria Cecilia Guerra, Responsabile Lavoro nella segreteria Pd. “La necessità della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario va affrontata: lo impone l’innovazione tecnologica e l’intelligenza artificiale che ridurranno altrimenti i posti di lavoro, lo impone la necessità vitale di riconquistare i propri tempi di vita da parte delle persone. Eppure di fronte alla proposta di Pd, M5s e Avs maggioranza e governo fuggono. Come per il salario minimo, dopo avere rimandato la discussione in aula, promettendo una loro proposta, si presentano a mani vuote”. A suffragio di questa attitudine della maggioranza, Guerra riprende le parole del sottosegretario Durigon pronunciate in aula il 28 ottobre scorso: “Siamo d’accordo di valutare, nel mese di gennaio, alcune soluzioni, alcune proposte, e, quindi, lo faremo nel dovuto modo possibile”. Ma “Gennaio è passato – attacca Guerra -, nessuna proposta, nessuna soluzione, solo, oggi, la richiesta di ritorno in commissione. Non hanno il coraggio di bocciare la proposta, proprio come hanno fatto con il salario minimo, scappano come conigli dal confronto in aula e cercano di farlo silenziosamente morire. Noi non staremo certo a guardare e non gli daremo tregua”.
Per la segretaria del Pd, Elly Schlein, il copione della destra si ripete sempre uguale a sé stesso: “quando si tratta dei diritti di chi lavora, sceglie sempre la strada dell’insabbiamento, del rinvio, della fuga”. Come per il salario minimo, aggiunge, “non hanno avuto il coraggio di bocciare la proposta delle opposizioni sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e dunque hanno deciso di non decidere. Perché la settimana corta è la bussola che in tutta Europa sta guidando le grandi democrazie. Persino Giorgia Meloni oggi fa fatica ad andare contro una domanda che viene da lavoratori e imprese. Continueremo a incalzarli: abbiano il coraggio di fare una proposta e aprire un confronto”.
Allineati i capigruppo di minoranza, che pongono un tema generale: “C’è un limite a tutto. Non è accettabile che tutte le proposte delle opposizioni facciano questa fine – ha detto la capogruppo dem, Chiara Braga – spedite in soffitta e mortificate” mentre viene “stravolto continuamente il calendario d’aula”. Di fronte a questa “umiliazione delle opposizioni” e di fronte a questa “vostra arroganza e insipienza”, Braga ha chiesto la convocazione immediata della capigruppo di Montecitorio.
Dopo di lei ha preso la parola il presidente dei deputati M5S Riccardo Ricciardi che, subito dopo il via libera al rinvio in commissione, ha ironizzato: “Non hanno fatto in tempo a votarla che sono subito scappati dall’aula per andare a pranzo. D’altronde l’esempio è quello di Meloni che scappa continuamente nonostante i problemi perché preferisce stare sui social. Questo è il modus operandi di questa maggioranza. È inaccettabile e gravissimo che si stigmatizzi il dibattito parlamentare parlando di ‘propaganda d`aula’. È l`ennesimo svilimento di questa istituzione. Chi fa propaganda è la Presidente del Consiglio, che su un caso internazionale risponde dalla tenda di Bin Salman e sui social”.
Ad associarsi alla richiesta, il capogruppo di Iv Davide Faraone, pur sottolineando di avere scarsa fiducia nella programmazione dei lavori d’aula che viene di volta in volta decisa: “costantemente inseriamo proposte dell’opposizione e voi regolarmente studiate tutti i marchingegni per evitare non solo che possano essere approvate ma neanche discusse” come avviene con le “informative messe lì a decantare”.
È urgente una capigruppo anche per Luana Zanella (Avs): “Chiediamo subito una conferenza dei capigruppo: qui si svilisce il ruolo delle opposizioni, ci viene impedito di rappresentare i problemi del paese e la maggioranza rifiuta di confrontarsi! È intollerabile”.
A sedare le proteste è poi intervenuto il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè: “Entro oggi verrà data risposta alla vostra richiesta”.