Contro il sequestro del cantiere di Monfalcone, disposto dalla magistratura, intervengono sia Confindustria che i sindacati. Giorgio Squinzi, presidente degli industriali, afferma che e’ ‘’un altro caso Ilva, un altro caso in cui sembra che non si voglia che le imprese operino in questo paese. E questa è una cosa particolarmente grave”. “Il 28 maggio scorso – ha aggiunto – avevo parlato della famosa manina anti-imprese, con le notizie di questa mattina sono stato superato dalla realtà”.
Preoccupata la Confindustria regionale: il sequestro “suscita preoccupazione e sconcerto”, afferma in una nota. “Senza entrare nel merito della questione di carattere ambientale, la preoccupazione nasce dalla considerazione che l’atto di sequestro di fatto paralizza l’attività dello stabilimento con le gravi conseguenze di carattere occupazionale ed economico che ne conseguono”, sostiene Confindustria, aggiungendo: “Lo sconcerto deriva dal fatto che, troppo spesso, le autorità procedono ad inibire l’attività d’impresa senza valutare compiutamente che, pur nel rispetto delle procedure, potrebbero essere adottate misure meno drastiche per garantire il rispetto delle legge senza peraltro bloccare del tutto l’operato aziendale e lasciare a casa più di 4.000 persone”. Confindustria auspica che “quanto prima, si proceda al dissequestro delle aree e che il tutto possa rientrare in un contesto di maggiore serenità quale requisito fondamentale per una più idonea gestione della problematica”.
Anche la Cisl chiede che lo stabilimento resti aperto: “Chiudere il cantiere di Monfalcone significa mettete a rischio i 5mila lavoratori coinvolti, tra diretti ed indiretti, e con loro il piu’ grande cantiere navale italiano e, di conseguenza, l’economia di un intero territorio”. Il segretario generale della Cisl Fvg, Giovanni Fania, aggiunge che “le soluzioni vanno trovate tenendo aperto il cantiere. Pur nel rispetto dell’operato della Magistratura, e senza entrare nel merito delle decisioni assunte in diverso grado dal Tribunale di Gorizia, auspichiamo che l’azienda intervenga in modo rapido e risolutivo e faccia chiarezza sul reale stato di pericolo delle aree poste sotto sequestro”.