Da un lato, il documento votato all’unanimità l’8 settembre 2016, col quale la Cgil boccia su tutta la linea la riforma costituzionale e da’ indicazione alle proprie strutture di votare No. Dall’altro, un documento di due anni prima, maggio 2014, nel quale, al contrario, la stessa confederazione sollecitava una riforma costituzionale che, nelle grandi linee, ricalca quella del governo. La “contraddizione” e’ stata scoperta e rivelata dall’articolo di un ex dirigente della Funzione Pubblica Cgil, Nicola Preiti, pubblicato sul Giornale dell’Umbria. Oggi coordinatore di un comitato regionale per il Si, Preiti si chiede: ‘’perché’ la Cgil ha cambiato idea? E’ strano che contesti la riforma, quando i contenuti sono gli stessi perseguiti da sempre dalla confederazione’’.
Effettivamente, a pagina 380 del documento finale per il congresso di maggio 2014 (quello in cui Susanna Camusso e’ stata rieletta segretario) approvato con 615 voti su 726, in un paragrafo dal titolo ‘’Assetto istituzionale e pubbliche amministrazioni’’, si legge: ‘’I principi e i valori della Costituzione devono essere difesi e attuati. La Cgil conferma la propria contrarietà verso ogni ipotesi di riforma della Costituzione che rompa l’indispensabile equilibrio tra potere esecutivo e legislativo, e che porti al superamento del sistema parlamentare come avverrebbe con il semi presidenzialismo o il premierato, contro cui ci batteremo anche con il referendum’’.
E tuttavia, prosegue il documento, ‘’Per la Cgil sono necessari alcuni interventi di riforma da attuarsi secondo le procedure costituzionalmente previste dell’art. 138”. Il primo intervento richiesto dalla Cgil e’, per l’appunto, ‘’il superamento del bicameralismo perfetto con l’istituzione di una Camera rappresentativa delle Regioni e delle autonomie locali’’, seguito dal ‘’riordino delle competenze di Stato e Regioni disciplinate dall’articolo 117 della Carta, riportando, nell’ambito della riforma del Titolo V, a competenza esclusiva statale alcune materie oggi di legislazione concorrente e rafforzando la funzione regolatrice nazionale, sia in tema di garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni, concernenti i diritti civili e sociali, sia in tema di esercizio delle materie concorrenti’’.
Inoltre, nel documento si definisce ‘’non più rinviabile la riforma della legge elettorale’’ (anche se la legge auspicata dalla Cgil, che cioè “ripristini il potere di scelta degli elettori”, non e’ certamente il successivo e discutibilissimo Italicum), e si chiede una modifica all’istituto referendario introducendo il cosiddetto ‘’quorum mobile’’, legato all’affluenza registrata nell’ultima elezione (abbassandolo quindi rispetto all’attuale 50% degli aventi diritto piu’ 1). Insomma: per molti versi, le stesse cose che prevede la riforma Renzi-Boschi. Da qui, l’articolo di Preiti: ‘’ La Cgil ha cambiato idea?’”.
Ma la domanda (retorica) dell’ex sindacalista sarebbe rimasta probabilmente relegata in ambito regionale se l’articolo di Preiti non fosse stato notato da Marco Bentivogli, battagliero leader della Fim Cisl, che si e’ subito premurata di diffonderlo sui social, sia attraverso gli account Twitter della categoria che sulla pagina di Facebook dello stesso Bentivogli, rendendolo cosi’ visibile a un gran numero di persone. La Cisl, com’e’ noto, e’ a favore del Si, e Bentivogli, pur impegnato a fianco della Fiom (schieratissima per il No) nel rinnovo del contratto dei metalmeccanici, non manca di prendere parte alle varie iniziative per l’approvazione della riforma. Come del resto fa la stessa Cgil: sconfessando le voci che la volevano ‘’scarsamente impegnata’’ nella campagna referendaria per il No, dopo aver votato il documento dell’8 settembre la confederazione e’ passata dalla teoria alla pratica, mettendo in agenda una fittissima serie di iniziative territoriali (spesso in collaborazione con l’Anpi) che coinvolgono tutta la segreteria confederale, leader compresa. Solo nella settimana in corso, tra lunedì 14 e venerdi 18, di manifestazioni dal titolo ‘’Perché No’’ firmate Cgil se ne terranno ben 6: a Catania, Trapani, Verona, Mestre, Bari e Bolzano. E la stessa Camusso, nel corso del comitato centrale della Fiom del 2 novembre scorso, ha annunciato che le iniziative si ‘’infittiranno’’ a ridosso del voto del 4 dicembre, con la possibilità di organizzare anche un evento nazionale per il No.
Resta da capire per quale motivo, nel giro di due anni, le proposte di riforma uscite dal congresso del 2014 non sono più apprezzate in Corso Italia. Bentivogli fornisce la sua personale risposta: ‘’Innanzi tutto, Renzi, si sa, non e’ simpaticissimo. Inoltre, in questi tre anni non ha mai mancato di mettere le dita negli occhi al sindacato: Cgil in primis”.
Nunzia Penelope