Carlo Verdone ci ha fatto ridere molto ridere ma rischiamo in queste ore di diventare in molti ,troppi, ipocondriaci. L’ipocondria o disturbo d’ansia per la salute è una condizione di disagio caratterizzata da una preoccupazione eccessiva e infondata riguardo la propria salute, tanto che qualsiasi sintomo fisico, anche lieve, viene interpretato come segno di patologia. Chi presenta questo disturbo viene solitamente considerato “malato immaginario” o appunto ipocondriaco, a causa delle sue convinzioni infondate di essere malato.La prevalenza dell’ipocondria comprende tra l’1,3 % ed il 10% della popolazione, mentre considerando le persone ricoverate in ambulatori medici le percentuali vanno dal 3 all’8 % (Fonte: DSM – 4, 2000). Non si riscontrano differenze tra maschi e femmine nella presenza del disturbo. Ma per una corretta diagnosi del disturbo d’ansia per la salute è necessario riscontrare la presenza di alcuni tratti specifici: preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia; sintomi somatici non sono presenti o, se presenti, sono di lieve intensità. In queste ore le notizie su questa malattia virale ha messo in ginocchio anche l’Italia. Ma una raccomandazione fortemente ragionevole arriva da Maria Rita Gismondo,La responsabile della struttura ospedaliera milanese dove da giorni vengono analizzati i campioni di possibili casi di contagio afferma: «Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale».
Ma i giornali e i mezzi di comunicazione non sono né oggettivi né obiettivi e spargono la voce che sia Pandemia ma la dottoressa Gismondo afferma che non è pandemia. La direttrice responsabile del laboratorio di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano, la struttura in cui vengono analizzati da giorni i campioni di possibili casi di virus dopo la recente scoperta in Lombardia e Veneto è molto decisa. Come non essere in sintonia con lei ? Gismondo che afferma essere una follia perché si è scambiata un’infezione più seria dell’influenza per una pandemia letale.
Certo è che nella comunicazione qualcosa non funziona. Bisogna guardare i numeri avverte ancora la direttrice – questa follia farà molto male, soprattutto dal punto di vista economico. I medici e i laboratori sono stremati ,e da giorni raccontano l’attività frenetica dei laboratori sia del Sacco che dello Spallanzani che sfornano esami tutta la notte, in continuazione arrivano campioni, e loro forniscono risposta in 3 ore. I dati per influenza stagionale riferiti dall’Istituto superiore di sanità alla 7a settimana della sorveglianza sono stati segnalati 157 casi gravi di cui 30 deceduti» e «durante la 6a settimana del 2020 la mortalità (totale) è stata lievemente inferiore al dato atteso, con una media giornaliera di 217 decessi rispetto ai 238 attesi».
Giovanni Maga, direttore Cnr-Igm, Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche afferma : nell’80-90% dei casi chi contrae il coronavirus ha gli stessi sintomi dell’influenza. Nel resto dei pazienti può svilupparsi una polmonite con un ricovero in terapia intensiva nel 4% dei casi. E per il resto dei pazienti che sono stati contagiati dal coronavirus nel 10-15% – spiega il ricercatore del Cnr – può svilupparsi una polmonite, il cui decorso è però benigno in assoluta maggioranza. Non sempre però, perché secondo i dati disponibili finora si calcola anche che « il 4% dei pazienti richieda ricovero in terapia intensiva».
Questi gli effetti nel complesso. Ma le conseguenze variano a seconda del paziente: «Il rischio di gravi complicanze aumenta con l’età, e le persone sopra 65 anni o con patologie preesistenti o immunodepresse – sottolinea ancora il direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche – sono ovviamente più a rischio, così come lo sarebbero per l’influenza». «Il cittadino che ritenga di avere avuto contatti con persone attualmente poste sotto sorveglianza o che provenissero dalla Cina, soprattutto se manifesta sintomi influenzali, dovrebbe segnalarlo al 112 o al 1500 per essere preso in carico dagli operatori specializzati». Ma il ricercatore spiega anche come sia fondamentale non farsi prendere dal panico: «Non serve correre al pronto soccorso né chiudersi in casa. Ricordiamo che al momento parliamo di un gruppo di pochi casi localizzati e i cui contatti sono tracciati attivamente». «Il quadro potrebbe cambiare ovviamente nei prossimi giorni, ma – conclude Maga – il nostro sistema sanitario è in stato di massima allerta e capace di gestire efficacemente anche la eventuale comparsa di altri piccoli focolai come quello attuale». «Al di fuori dell’area limitata in cui si sono verificati i casi, il cittadino può continuare a condurre una vita assolutamente normale. Seguendo le elementari norme di igiene, soprattutto levandosi le mani se ha frequentato luoghi affollati, ed evitando di portarsi alla bocca o agli occhi le mani non lavate». Ecco, calma, soprattutto calma.
Alessandra Servidori