I grandi quotidiani, a parte il Sole 24 Ore, non hanno dato alcuno spazio a un fatto rilevante che è accaduto in questi giorni. Mi riferisco al mancato incontro di martedì scorso tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil per cercare di mettere a punto nuove regole per la contrattazione. L’incontro, che aveva natura dichiaratamente tecnica, quindi di nessun valore politico o strategico, era stato deciso nel corso del vertice che il presidente degli industriali e i segretari generali dei tre sindacati avevano avuto nei giorni immediatamente precedenti. Tutti assieme avevano stabilito di dare il via a un negoziato per cercare di salvare la stagione contrattuale.
I termini della questione sono noti, almeno ai lettori de Il diario del lavoro che ha riferito sempre con dovizia di particolari (quando ce n’erano). Alla fine dell’anno scadono tutti i contratti dell’industria, ma le trattative sono difficili perché per le vecchie regole quanto si dovrebbe dare per pareggiare l’inflazione è già stato dato, quasi interamente, con i vecchi contratti. In più c’è il fatto che le regole del 2009, quelle che comunque non erano mai state accettate dalla Cgil, sono scadute da due anni e non era previsto che mantenessero il loro potere dopo la scadenza. Insomma, per rinnovare i contratti c’è bisogno di regole che dicano come è possibile procedere e soprattutto come deve essere calcolato l’aumento salariale che ogni rinnovo porta ai lavoratori.
Tuttavia, i sindacati hanno prima minacciato, poi deciso, di non partecipare a quella riunione se prima non veniva dato il via ai rinnovi dei contratti di categoria. La tesi è che i contratti devono essere rinnovati, poi si potrà procedere alla definizione di nuove regole. Il fatto che quelle regole servano proprio per rinnovare i contratti non viene preso in considerazione. Sta di fatto che due confederazioni su tre – Cgil e Uil- non hanno partecipato all’incontro che doveva aver luogo nella mattinata di martedì 22 settembre.
Viene in mente un’altra riunione andata male, quella del 14 luglio del 2004, primo anno della presidenza di Confindustria di Luca di Montezemolo, quando, anche allora, Confindustria e le tre confederazioni sindacali si incontrarono per stabilire nuove regole. Ma Guglielmo Epifani abbandono’ quasi subito il tavolo: poiche’ Cgil, Cisl e Uil non avevano le stesse idee, spiego’, era necessario prima che si stabilisse una linea unica dei tre sindacati. Il risultato fu che la trattativa non prese mai il via e cinque anni dopo si arrivò all’accordo separato del 2009, appunto quello non firmato dalla Cgil.
Undici anni dopo siamo daccapo, con l’aggravante che stavolta c’è un governo che non nasconde la sua volontà di intervenire in una materia pure di stretta competenza delle parti sociali come la contrattazione, stabilendo d’imperio quando e come si devono rinnovare i contratti, per chi devono valere e come si aumentano i salari.
Verrebbe da chiedersi quale sarebbe, dopo una riforma firmata dalla politica e non dalle parti sociali, il ruolo di entrambi i fronti: perché sia Confindustria che i sindacati nascono e crescono proprio per trattare il rinnovo dei contratti o, più semplicemente, per aumentare i salari in modo congruo e razionale. Resterebbero certamente tante funzioni per loro, ma diverse. Diminuirebbe infatti certamente il ruolo delle confederazioni in quanto tali ed è difficile nascondersi quanto sia stato positivo per gli interessi dei lavoratori, ma anche delle aziende, il ruolo calmieratore delle confederazioni. Un sindacato forte solo in azienda porta agli egoismi, ai corporativismi, alle azioni incontrollate. E questo non è un bene per nessuno.
La mancata riunione, tecnica ripeto, serviva a prendere atto che magari non esisteva una linea comune e condivisa. Ma le riunioni, specie quelle tecniche, servono proprio a questo, a prendere atto che non si è d’accordo, che ognuno la pensa in un modo, a valutare i diversi modi di pensiero, a confrontarli e a cercarne una sintesi. Magari l’accordo non si trovava davvero, si verificava che un’intesa era impossibile. Perlomeno ci sarebbe stata la consapevolezza di averci provato, ma, disgrazia, era andata male. Così invece manca tutto, non si sa cosa sarebbe potuto accadere ed è un peccato che sia così.
I sindacati affermano che Confindustria ha bloccato i negoziati per il rinnovo di alcuni contratti, segnatamente quelli degli alimentaristi e dei chimici. Confindustria nega, ma a questo punto poco importa se sia o no vero, il punto è che se quella riunione avesse avuto luogo le parti avrebbero messo sul tavolo anche questo fatto e tutto sarebbe stato più chiaro. Così invece cosa accade? Che quelle trattative, se davvero erano bloccate, tali resteranno. Si potranno fare scioperi perché i negoziati riprendano? Ma davvero si pensa che i lavoratori abbiano voglia di fare scioperi?Qualche dubbio e’ lecito.
Massimo Mascini