“La giornata di mobilitazione che i sindacati Cgil Cisl Uil e la categoria dei chimici ha promosso oggi è stata un grande successo, abbiamo avuto un’adesione molto alta, il 90% ed anche una grande e convinta partecipazione sulle ragioni che hanno portato i sindacati a promuovere la protesta”. Lo dichiara il segretario confederale della Cisl, Giuseppe Farina, che ha partecipato oggi alla manifestazione di Porto Marghera.
“Noi non siamo d’accordo sulla cessione di Versalis e sulla svendita della chimica italiana. In gioco non c’è solo il tema di una crisi aziendale ma ci sono anche le prospettive dell’ industria manifatturiera italiana che è la nostra vocazione economica e che non può rinunciare a filiere base come ad esempio la chimica, la siderurgia e l’alluminio. Questa che stiamo gestendo è una vertenza che riguarda non solo la chimica e non solo Versalis ma gli interessi dell’ economia nazionale che senza un settore industriale forte non ce la potrebbe mai fare a risalire la china della crisi ed a recuperare occupazione. Siamo convinti che Eni e Governo debbano decidere diversamente assumendo una posizione più chiara che confermi il piano industriale di trasformazione della chimica di base verso la chimica verde così come abbiamo concordato con Versalis e con Eni e trovando le risorse necessarie perchè questo progetto possa andare fino in fondo”.
“Eni tolga dal tavolo la proposta di Sk Capital e torniamo a discutere. Lo abbiamo detto a chiare lettere al Governo: Sk Capital è troppo debole per acquisire Versalis, è una soluzione rabberciata e il rischio vero è che la indebiti”, ha dichiarato Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil, parlando all’assemblea dei lavoratori del petrolchimico di Brindisi.
“Versalis sarà costretta a fare fronte al suo riacquisto e probabilmente verrà frammentata e venduta a pezzi: se ciò accadesse, stavolta per la chimica italiana sarebbe la liquidazione definitiva”, ha osservato. Al contrario “la chimica italiana di base è una infrastruttura industriale troppo importante del nostro paese; e allora – propone Miceli – se la Cassa Depositi e Prestiti non interviene sulla chimica, proprio non si capisce dove possa investire”.
“La verità amara – sottolinea il leader sindacale dei chimici Cgil – è che l’Eni, con il petrolio a 30 dollari, non ha un’idea di come gestire le attività del Gruppo e si rifugia nella questione più banale e devastante possibile: la riduzione di tutte le attività”.
A proposito poi delle dichiarazioni di Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, Miceli si è mostrato sorpreso: “Da dove possa trarre fiducia per le rassicurazioni dell’Eni proprio non si capisce. In questo momento è l’unico a fidarsi, ma c’è spazio e tempo per un ripensamento. Nei prossimi giorni – ha concluso Miceli – lavoreremo ad una iniziativa nazionale che raccolga l’insieme dei lavoratori del Gruppo”.
Dall’assemblea dei lavoratori dello stabilimento Eni di Priolo, in provincia di Siracusa, il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, ha dichiarato: “Vogliamo essere coinvolti nella definizione del destino delle imprese del nostro Paese, a partire da quelle a capitale pubblico come l’Eni”. “A Gela, ad esempio l’esasperazione rischia di diventare ribellione sociale: dobbiamo governare queste problematiche dando le risposte che erano già previste nei Protocolli e negli accordi di programma. Se non si fa questo, qualcuno se ne assumerà la responsabilità. Per quel che riguarda Eni Versalis, poi, abbiamo chiesto al Governo e alle competenti Commissioni parlamentari di impedire la svendita della chimica a un fondo che non dà alcuna garanzia produttiva né occupazionale. Spero che recepiscano questo messaggio – ha sottolineato il leader della Uil – che esce rafforzato dallo sciopero di oggi di tutti i lavoratori del Gruppo Eni”.
Nelle sue conclusioni, Barbagallo si è detto anche preoccupato per la condizione generale del Paese e dei lavoratori e, in assenza di risposte, ha prospettato la possibilità di una mobilitazione generale da valutare unitariamente. “Per i rinnovi dei contratti pubblici e privati, per politiche di sviluppo del Paese e per evitare la desertificazione industriale in particolare del Mezzogiorno stiamo valutando unitariamente la possibilità di realizzare scioperi a tempo indeterminato a tutele crescenti per il lavoro e per l’occupazione. Ci potrebbe essere un mese di iniziative con articolazione regionale. Dicono che siamo in crescita ma, al di là dei numeri, questa crescita non si vede nelle attività industriali e produttive né nel lavoro. Noi siamo disponibili a fare la nostra parte e a dare una mano a questo Governo contro le politiche europee di austerità, ma se non ci saranno risposte saremo costretti a reagire”.