Calo dell’occupazione di circa 100mila operai nell’edilizia nel 2009, secondo le casse edili, che hanno registrato una caduta media del 10% degli iscritti. Un dato peggiore rispetto ai -41mila addetti (-3%) indicato dall’Istat come media dei primi tre trimestri, al lordo della cassa integrazione. Una diversità di dati evidenziata dal segretario generale della Fillea Cgil, Walter Schiavella, secondo il quale nel 2010 la crisi per il settore delle costruzioni, che conta 775mila imprese e 1,9 milioni di addetti, sarà durissima.
Facendo un focus sulla crisi nel settore, in occasione della presentazione del congresso nazionale del sindacato del settore legno, edilizia e affini che si svolgerà all’Aquila il 30 marzo e il 1 aprile prossimi, Schiavella ha sottolineato che dopo le perdite subite da tutti i settori delle costruzioni l’anno scorso, nel 2010 la previsione è di un crollo in particolare della domanda del cemento (-10% dopo il -20% del 2009) e nel fatturato dei laterizi (-30% rispetto al -20,3% dell’anno scorso).
Nel settore legno, in particolare, che conta 400mila addetti e quasi 130mila aziende, la crisi colpirà duramente il lavoro: secondo le proiezioni della Fillea sulla base dei primi due mesi del 2010, se le ore di cassa integrazione ordinaria diminuiranno dai 19,110 milioni del 2009 a 14,767 milioni, quelle di cassa straordinaria avranno un’impennata da 9,789 a 19,110 milioni.
Fra le cause indicate da Schiavella la destrutturazione del sistema delle imprese, appalti al massimo ribasso che restringono i costi del lavoro e per la sicurezza, il calo di regole e tutele, con la proliferazione del lavoro nero (300mila lavoratori), il part time e il sottoinquadramento e imprese controllate dalla criminalità. Infine Schiavella mette in luce come, secondo i dati delle casse edili, il 2008 ha avuto un’impennata di lavoratori migranti (dal 19,2 al 30,18%) fra gli operai mentre nel 2009 l’Istat ha indicato un ulteriore aumento del 7%. In crescita anche la percentuale di lavoratori autonomi stranieri, a conferma che gli immigrati sono spesso costretti su pressione degli imprenditori ad iscriversi alla camera di Commercio e ad aprire la partita iva per superare i vincoli al permesso di soggiorno in caso di disoccupazione. (LF)