Ci voleva un anziano signore di 77 anni, come WolgangSchauble, presidente del Bundestag (il Parlamento federale della Germania) per ricordare – a un’Europa impaurita, imprigionata a domicilio da una pandemia di psicosi – che è “assolutamente sbagliato subordinare tutto alla salvaguardia della vita umana”. L’esponente della CDU è stato ministro delle Finanze di Angela Merkel dal 2009 al 2017, dimostrando non solo un gran rigore politico ma anche un incomparabile vigore fisico, nonostante una pesante condizione di handicap, conseguenza dell’attentato di cui fu vittima nel 1990, e che da allora lo costringe su una sedia a rotelle, paralizzato dalla vita in giù.
In una recente intervista, ripresa dalla stampa internazionale, Schauble ha richiamato l’articolo 1 della Costituzione tedesca: “La dignità è intoccabile”. “Ma questo non esclude – ha aggiunto – che dobbiamo morire”. Di conseguenza lo Stato deve assicurare le migliori cure sanitarie possibili “ma purtroppo le persone continueranno a morire a causa del Covip-19, perché tutti prima o poi lasciano questo mondo”. Le restrizioni, secondo il presidente del Bundestag, vanno superate con cautela, ma le decisioni “non possono essere lasciate interamente nelle mani dei virologi”. Proseguendo nell’intervista Schauble non nasconde la dura realtà che dovremo affrontare all’uscita dalla quarantena: “C’è il sentimento diffuso che ogni problema possa essere risolto con l’impiego di risorse pubbliche senza limiti (……) Ma lo Stato non può sostituirsi al fatturato per sempre”. In questo passaggio Scauble sembra aver intuito quali siano le aspettative di gran parte dell’opinione pubblica, in particolare italiana, e in che cosa consistano le politiche adottate dai governi (compreso il nostro). Ne ha scritto lunedì scorso Paolo Valentino sul Corriere della Sera (Scauble: la dignità è intoccabile, prima della vita). Nell’intervista sono richiamati principi etici e regole della politica, oggi radicalmente messi in discussione, soprattutto nel nostro Paese. In primo luogo, sostiene il presidente del Bundestag non si può subordinare tutto alla salvaguardia della vita umana, fino a rinunciare alla dignità della persona, il solo diritto “intoccabile”. Una vita priva di quella “dignità” conferita dalla libertà, dal riconoscimento dei diritti del cittadino e soprattutto dal lavoro come emancipazione della persona, non è la priorità che lo Stato deve comunque garantire, ad ogni costo, anche se ciò comportasse la messa in crisi di un ordinamento democratico, di modello di civiltà nonchè la disgregazione di un tessuto economico e sociale. Lo Stato – prosegue l’ex ministro delle Finanze ora giubilato sullo scranno più alto del Parlamento – deve assicurare ai cittadini le migliori cure sanitarie, ma non è in condizione di impedire che si verifichi, prima o poi, quell’evento finale che inizia a decorrere dallo stesso momento in cui l’essere umano viene alla luce.
Non esiste nella Costituzione italiana una gerarchia dei diritti. Nella giurisprudenza della Consulta (si veda, da ultima, la sentenza n. 58/2018 che richiama la sent. n. 85/2013) è chiaramente espressa la necessità di un bilanciamento tra diritti ugualmente fondamentali: il bilanciamento deve essere condotto senza consentire “l’illimitata espansione di uno dei diritti, che diverrebbe “tiranno” nei confronti delle altre situazioni giuridiche costituzionalmente riconosciute e protette, che costituiscono, nel loro insieme, espressione della dignità della persona” (ecco che torna in primo piano la “dignità”, ndr). Il bilanciamento deve, perciò, rispondere a criteri di proporzionalità e di ragionevolezza, in modo tale da non consentire né la prevalenza assoluta di uno dei valori coinvolti, né il sacrificio totale di alcuno di loro, in modo che sia sempre garantita una tutela unitaria, sistemica e non frammentata di tutti gli interessi costituzionali implicati”. Come si fa a non vedere che le misure di contenimento dell’epidemia del Covid-19 hanno trasformato il diritto alla salute in un diritto “tiranno”, in nome del quale sono stati sospesi tutte le altre prerogative che la Legge fondamentale riconosce ai cittadini?
A questa domanda inquietante coloro che si attengono alle indicazioni talebane del clan dei virologi rispondono che viviamo in una situazione di emergenza a causa della quale non possiamo permetterci neppure l’esercizio di quella normalità quotidiana che abbiamo appreso da bambini. E’ sconvolgente, ad avviso di chi scrive, l’assuefazione dell’opinione pubblica a essere spogliata di tutte le prerogative che trasformano una persona in un cittadino. Ma anche a tali considerazioni pusillanimi e rinunciatarie si possono dare risposte convincenti, senza dover mandare un cavaliere sulla Luna a recuperare i cervelli smarriti ed ottenebrati dall’epidemia di psicosi. Alla questione del primato della scienza ha risposto lo stesso Schauble: le decisioni “non possono essere lasciare interamente nelle mani dei virologi”.
Quanto agli effetti sospensivi dei diritti nelle emergenze, la replica è venuta, autorevolmente dalla presidente della Consulta Marta Cartabia, proprio nella relazione sull’attività della Corte nel 2019. “Nella Carta costituzionale non si rinvengono clausole di sospensione dei diritti fondamentali da attivarsi nei tempi eccezionali, né previsioni che in tempi di crisi consentano alterazioni nell’assetto dei poteri” ha affermato la presidente dei giudici delle leggi. Poi dopo un esplicito riferimento alla funzione riservata ai decreti legge (non ai dpcm, ndr) Cartabia ha proseguito ricordando che “la Repubblica ha attraversato varie situazioni di emergenza e di crisi – dagli anni della lotta armata a quelli più recenti della crisi economica e finanziaria – che sono stati affrontati senza mai sospendere l’ordine costituzionale, ma ravvisando al suo interno gli strumenti idonei a modulare – ha concluso – i principi costituzionali in base alle specifiche contingenze: necessità, proporzionalità, bilanciamento, giustiziabilità e temporaneità sono i criteri con cui, secondo la giurisprudenza costituzionale, in ogni tempo deve attuarsi la tutela “sistemica e non frazionata” dei principi e dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, ponderando la tutela di ciascuno di essi con i relativi limiti”. Sono affermazioni importanti che denunciano l’illegittimità del regime imposto al Paese. La Corte Costituzionale ha il diritto, il dovere e la responsabilità di intervenire. Non basta cavarsela con il solito: “dixi et servavi animam meam”.
Giuliano Cazzola