Prospettiva. È questo il titolo ma soprattutto il desiderio che pervade l’assemblea 2024 dell’Ance, l’Associazione nazionale che riunisce i costrutti edili. Una parola che per la presidente, Federica Brancaccio, non ha accompagnato la vicenda del superbonus.
Sulla misura, spiega Brancaccio, sono stati usati “toni aspri, a volte poco istituzionali, che hanno evidenziato solo gli aspetti negativi”. Eppure si parla di un intervento che, come si legge nella relazione della presidente dell’Ance, nel biennio 2021-2022 “ha consentito all’Italia una crescita superiore a quella della Cina, con un +12,3% del Pil rispetto all’11,3”. A tutto questo si aggiunge il caos normativo che ha accompagnato l’intera esistenza del superbonus, con da ultimo la retroattività introdotta dall’attuale governo. “E intanto ci sono già 7 miliardi di lavori fermi – ha notato Brancaccio – che rischiano di lasciare scheletri urbani. Con gravi ripercussioni economiche e sociali sulla vita di cittadini e imprese. L’Ance – ha puntualizzato Brancaccio – ha dato sempre la sua disponibilità a rivedere la misura, per renderla più sostenibile per la finanza pubblica”.
Le conseguenze finali del superbonus sono solo uno dei tanti temi che il settore edile è chiamato a gestire, in un contesto che, nonostante gli indicatori economici positivi, è “sempre più cupo, con un’economia europea in difficoltà e la perdita di certezze. Dagli anni Duemila – afferma Brancaccio – è arrivata la paura del futuro. Ci siamo convinti che l’unica strada possibile da percorrere fosse quella dei tagli. Fortunatamente dal 2017 c’è stata la creazione di una strategia pluriennale, che ha stanziato quasi 150 miliardi di euro fino al 2034. Un progetto che però è stato ridimensionato per far fronte alle continue emergenze. Un grande freddo sta calando sulle nostre aspettative di crescita e di sviluppo”.
Come detto le sfide aperte sono tante. Archiviata la stagione del superbonus si apre quella della riqualificazione urbana con la direttiva europea Case green. Un capitolo che per Ance non deve contemplare gli errori del passato. Per Brancaccio la direttiva rappresenta “una opportunità. Dobbiamo saperla cogliere senza timore. Bene certo ha fatto l’Italia a spingere per una revisione della proposta iniziale che appariva velleitaria e ideologica”. Secondo la presidente dell’Ance, “il testo definitivo è un buon compromesso sul quale dobbiamo lavorare tutti. L’obiettivo è comune, ambizioso e necessario” e “portarlo a termine è un impegno che abbiamo preso con le prossime generazioni”. E sempre in tema abitazioni, arriva anche la promozione del Piano casa voluto dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini.
Sul fronte lavoro anche il settore edile risente fortemente dell’inverno demografico nel quale si trova il paese. “Un altro fattore chiave – ha detto Brancaccio – per lo sviluppo economico e sociale riguarda l’immigrazione, che non deve essere oggetto di strumentalizzazioni ideologiche. Un settore come il nostro ha bisogno di forza lavoro e può offrire opportunità a tante figure professionali diverse. Perché il cantiere è da sempre luogo di inclusione”. C’è poi il nodo della sicurezza, con le troppe morti che avvengono proprio nei cantieri. Per la numero uno dell’Ance bisogna rendere “obbligatoria la formazione, come prevede il contratto dell’edilizia, per qualsiasi operatore che entra in cantiere. I dati dell’Inail e delle nostre casse edili ci dicono che il 70% delle giornate di infortunio riguarda lavoratori senza contratto edile e quindi senza formazione. La patente a crediti interviene dopo, in una logica sanzionatoria. Noi chiediamo la qualificazione delle imprese anche per i lavori privati come già avviene in quelli pubblici”.
E in vista di queste urgenze il Pnrr deve rappresentare “non l’ultima spiaggia ma una spinta. Costruiamo oggi una nuova grande proposta per la crescita di domani. Altrimenti, dopo il 2026, rischiamo di fare la fine di Cenerentola allo scoccare della Mezzanotte, con il vestito di stracci, senza carrozza e nemmeno il principe. Dal Pnrr – ha evidenziato ancora Brancaccio – sono fuorusciti circa 15 miliardi: quasi la metà riguarda il Mezzogiorno. Una scelta dovuta all’inevitabile ritardo di molti progetti del Sud, ma che sa poco di prospettiva. Se non facciamo nulla per ridurre ora il divario tra i territori, pensiamo a cosa accadrà quando dovremo attuare la riforma dell’autonomia differenziata”.
Sulla base di queste valutazioni la presidente dell’Ance ha chiesto che il governo promuova “un Programma nazionale di lungo respiro, le cui priorità dovranno essere mobilità, connessione, sostenibilità, inclusione e servizi alla persona, che l’Europa deve considerare “fattori rilevanti”, al pari delle spese militari, per non incidere sui vincoli di bilancio”.
Per l’Ance è questo il momento giusto per lanciarlo “affinché possa diventare una colonna portante del prossimo Def. Ma bisogna prendere atto – ha concluso Brancaccio – che le risorse pubbliche non basteranno. Non abbiamo quindi altra strada se non quella di coinvolgere i privati che possono fornire la spinta necessaria a far partire tanti progetti di sviluppo”.
Tommaso Nutarelli