I sindacati stanno muovendo i primi passi per arrivare a un contratto nazionale del settore audiovisivo con Anica che si è detta disponibile al confronto. Giulio Scarpati, come è regolamentata attualmente la figura dell’attore audiovisivo?
Molto male, perché non c’è un contratto nazionale sul comparto audiovisivo, e questo è un buco giuridico che pesa negativamente sulla figura dell’attore. L’attore in sé non è tutelato, sono tutelati solo i pochi che hanno potere nella contrattazione. È necessario quindi allargare le difese a chi è più debole.
A cosa puntate?
Bisogna fare un primo riconoscimento al lavoro effettivamente svolto in questo settore: ad esempio, per l’attore esiste un lavoro non calcolato nelle giornate lavorative, ed è il lavoro prima di presentarsi nel set, incontrarsi e discutere con il regista, la prova trucco, costumi, la memoria. In più tutti i riconoscimenti dei provini, le audizioni, la possibilità di controllare l’accesso al lavoro che ora è arbitrario e poco trasparente. All’estero tutte queste prestazioni sono riconosciute in quanto tali, e retribuite. Spero che su questi punti ci sia una forte collaborazione con l’Anica.
Qual è, secondo lei, il nodo più importante da sciogliere?
Tutto il terreno è difficile. Come ho detto prima, esiste un buco giuridico, che rende difficile in maniera particolare l’inquadramento del ruolo dell’attore, essendo questo anche un lavoro intermittente e non stabile.
Quindi il nodo centrale a mio avviso è la definizione giuridica: siamo considerati lavoratori autonomi, ma siamo più vicini alla figura dei dipendenti, o meglio dei precari. Se le giornate lavorative effettive non vengono prese in considerazione, si è tagliati fuori da tutto ciò che ne deriva, sia per la materia pensionistica, sia per la disoccupazione.
Per le giornate lavorative, può fare un esempio?
Se io devo girare 5 giorni, mi pagano quei giorni e basta, ma non è giusto, c’è del lavoro dietro. Inoltre è un lavoro intermittente, ma soprattutto l’attore non lavora tutto l’anno. Quindi o il suo lavoro viene considerato dipendente, oppure è un lavoro atipico. Ecco perché la situazione è complessa.
Negli altri stati il lavoro dell’attore com’è regolamentato?
Ci sono grandi differenze, di natura culturale. Per di più l’attore è un lavoratore dipendente e quindi ha tutte le garanzie che può avere un lavoro che dura tutto l’anno. Da noi non è così.
Emanuele Ghiani