I “toni demagogici” con i quali “altri vorrebbero darci lezioni” sono “indecenti e, aggiungo, molto pericolosi” perché “incendiano la temperatura sociale, arroventano e spezzano i rapporti tra persone nei luoghi di lavoro”. Lo ha detto il leader della Cisl, Luigi Sbarra, concludendo l’assemblea dei 5mila delegati della confederazione.
“Toni sbagliati che mettono i lavoratori gli uni contro gli altri – ha proseguito – portando dentro le fabbriche un clima che il nostro Paese ha già conosciuto con un portato di attentati, assassini e violenza. Stiano molto attenti a misurare le parole perché certe volte basta una scintilla per far diventare il populismo qualcosa di molto diverso e molto peggiore”.
Sbarra ha ribadito che “rispettiamo chi la pensa diversamente. Ognuno è libero di porsi di fronte a un dramma che coinvolge tutti come crede meglio. Ma non accettiamo di sottostare al pensiero unico di chi crede ancora di vivere nel Novecento e pensa ancora esistano egemonie culturali, politiche o sindacali.
Diamo rispetto e rispetto pretendiamo. Diamo valore al pluralismo e altrettanto invochiamo da chi ha il dovere di riconoscere la libertà e la sensibilità dell’altro – ha aggiunto – senza permettersi di criticare forme di mobilitazione diversa dalla propria”.
Sul tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro “gli obiettivi con Cgil e Uil sono comuni. Ci distingue la valutazione sui risultati che portiamo a casa. Il sindacato non non può vendere sogni, ma deve fare i conti con la realtà e, nella difficile realtà, conquistare traguardi valorizzando e capitalizzando risultati nel rapporto con i lavoratori”. “Abbiamo obiettivi comuni – ha detto – ma ci sono sensibilità diverse. Il pluralismo sindacale è una grande ricchezza di questo Paese. Guai ad affidarsi solo alla logica del pensiero unico e guai a prestarsi ad operazioni che dividono le persone e che mettono i lavoratori gli uni contro gli altri. La Cisl lavora per la coesione e per l`unità nazionale”.
“Ogni volta che un lavoratore muore, si infortuna o si ammala per cause professionali la sconfitta riguarda tutto il paese” ha proseguito il leader della Cisl.”Non sono numeri, non sono statistiche, ma persone vite spezzate, sogni infranti, famiglie distrutte. Ogni volta che si verifica una tragedia, per un po’ non si parla d’altro, il cordoglio è unanime, l’emozione è tanta e l’indignazione diffusa fa levare da ogni parte un coro di ‘mai più’. Poi tutto ripiomba in una generale indifferenza. E lo scandalo delle morti sul lavoro non resta fissato come la priorità assoluta che dovrebbe essere. È proprio qui che stanno le ragioni della nostra mobilitazione. Va fermata la scia di sangue che attraversa ininterrotta i luoghi di lavoro, che non possono essere trasformati in campi di battaglia”.
La Cisl “pretende che dall’indignazione di un momento si passi alla piena consapevolezza, alla volontà di dare risposte concrete – ha aggiunto il leader cislino – non bastano più le proteste nate su un’onda emotiva e lì destinate a rimanere. Non si può sperare di mettersi la coscienza a posto semplicemente con uno scioperino in più. La nostra mobilitazione nasce da una precisa volontà, di chi il problema non vuole limitarsi a denunciarlo e men che meno vuole cavalcarlo in modo strumentale, magari per polemizzare con un governo non gradito. Abbaiare alla Luna a noi non interessa. Questo tragico problema vogliamo risolverlo, sapendo che non succederà come d’incanto, dall’oggi al domani, e che serve una lotta che abbia un orizzonte lungo. Siamo inchiodati ai tavoli delle trattative. Attenti a tenere sempre tirato il filo del dialogo sociale e pronti a mobilitarci quando viene fatto colpevolmente cadere”.
E sul referendum della Cgil per abolire il Jobs Act il numero uno della confederazione di via Po ha detto che “rialzare la bandiera anacronistica dell’articolo 18 è sbagliato. Oggi la vera tutela da conquistare si chiama formazione, investimento sulle competenze”.
La normativa in materia di lavoro introdotto dal governo Renzi è “una grande riforma, non priva di lacune, ma anche con aspetti assolutamente positivi”, ha aggiunto il leader della Cisl. “Rispettiamo le iniziative delle altre sigle sindacali – ha proseguito – anche se sul merito ci sentiamo di affermare che non condividiamo”.
Secondo Sbarra il Jobs act “ha aiutato ad allargare, estendo gli ammortizzatori sociali, il contrastato alla pratica delle dimissioni in bianco,ha allungato il periodo della Naspi, investito sulle politiche attive del lavoro, eliminato i contratti a progetto, combattuto il falso lavoro autonomo e i tirocini. Fare di tutto l`erba un fascio è sbagliato”.