Il primo passo è stato compiuto. Le segreterie Cgil, Cisl e Uil hanno approvato il documento unitario per la costruzione del nuovo modello contrattuale. Le indicazioni sono quelle trapelate nei giorni scorsi, senza grandi novità. Un risultato importante, ma, appunto, si tratta solo del primo passo. La parte più difficile verrà nelle prossime settimane, quando si tratterà di cercare un accordo con la parte imprenditoriale. E non sarà affare di poco conto.
Le difficoltà più grandi verranno, è facile prevederlo, dalla diffusione della contrattazione di secondo livello. Il documento sindacale infatti non diminuisce la portata del contratto nazionale, al contrario sembra allargarne i limiti e le competenze. Ma se il nazionale resta quello di adesso, quale sarebbe la convenienza delle imprese ad allargare il numero dei contratti di impresa? Già adesso la contrattazione di secondo livello tende a restringersi sempre più, come riportano tutte le analisi che sono state compiute sullo stato della contrattazione d’impresa. Una certa ripresa ci sarà certamente grazie alla defiscalizzazione che il centrodestra ha dichiarato di voler disporre tra i suoi primi atti. Ma le resistenze a una loro diffusione saranno sempre molto forti.
Ancora più difficile è che abbia fortuna l’indicazione del documento sindacale dell’introduzione di una contrattazione territoriale. Confindustria è assolutamente negativa. Diverso sarebbe stato il discorso se il contratto nazionale, come pure si diceva da più parti, anche all’interno del sindacato, fosse diventato una semplice garanzia per le retribuzioni e i diritti più generali del lavoro. Allora il contratto d’impresa sarebbe stato il luogo nel quale risolvere i problemi veri, dei lavoratori e delle imprese e la convenienza a realizzare questo tipo di accordi sarebbe stata notevole. Sarebbe stato anche possibile giocare sul concetto di deroghe, fissando al livello nazionale delle indicazioni, ma prevedendo la possibilità al livello aziendale di fare diversamente. Ma così non è stato.
Questo non vuol dire che non sia stato importante lo sforzo fatto dalle confederazioni. Hanno mostrato di aver capito la necessità di uscire dall’immobilismo che le aveva caratterizzato troppo a lungo in questi anni proprio sul fronte dell’innovazione contrattuale. Le categorie non sono state ferme in questi anni, con i loro contratti hanno saputo innovare, al di là di quanto non era lecito attendersi. Adesso si tratta di partire da questo nuovo documento e di cercare l’intesa con la controparte imprenditoriale proprio facendo leva sulle tantissime indicazioni giunte negli anni dalle categorie. Forse l’obiettivo è ancora possibile. Serviranno fantasia, coraggio e tanta intelligenza.
(In Documentazione il testo del documento unitario)
7 maggio 2008
Massimo Mascini