La Cgil pensa che l’articolo 8 del decreto del governo sulla manovra abbia stravolto e quindi annullato l’accordo interconfederale del 28 giugno. La Cisl pensa invece che quelle disposizioni abbiano dato una facoltà in più alle parti sociali, ma che l’intesa interconfederale resti in piedi, anzi forse si rafforzi. Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della confederazione, si augura che la Cgil trovi le ragioni per rimanere legata a quell’intesa che la Cisl intende rispettare fino in fondo.
Santini, l’accordo interconfederale del 28 giugno regge ancora dopo il decreto del governo?
Sì, la Cisl ritiene che le disposizioni del governo siano compatibili con l’intesa di fine giugno. Quell’accordo, pur prevedendo due livelli di negoziazione, è concentrato sul livello aziendale, sia pure per i comparti e le materie da affrontare. Il decreto, pure con un salto di qualità di una certa valenza, perché prevede che il contratto aziendale si occupi di una serie di materie regolate finora dalla legge, rappresenta quindi una discontinuità rilevante, ma resta sempre nello stesso alveo, effettuando un rafforzamento della contrattazione aziendale.
Quindi a vostro avviso decreto e accordo possono convivere?
Se, come ci auguriamo, viene cambiata l’indicazione per cui sono i sindacati più rappresentativi a poter firmare accordi aziendali che intervengano su quelle materie, noi crediamo ci sia piena continuità tra l’accordo e il decreto.
La Cgil non è d’accordo, sostiene che l’accordo interconfederale è stato stravolto.
Il decreto amplia le facoltà dell’accordo aziendale, ma non contiene nessun obbligo. E’, appunto, una facoltà. C’è un ampliamento delle materie della contrattazione aziendale, è vero, ma nella piena autonomia delle parti sociali. E, non essendoci alcun obbligo, non direi che c’è stato uno stravolgimento.
Come lo definirebbe lei?
Un allargamento del ruolo, ed è giusto allora chiedere che le parti sociali esercitino questa facoltà con senso di responsabilità. Per questo ci auguriamo che la Cgil mantenga la firma e, una volta che il decreto sia stato approvato, sia possibile per le parti sociali andare avanti nella strada dell’accordo interconfederale. Siamo stimolati dal decreto a rispettare in maniera rigorosa quanto previsto dall’accordo, sia per le materie decisionali, sia per le nostre trattative, che già si esprimono su un vasto arco di argomenti, l’organizzazione del lavoro, i regimi di orario, la prestazione lavorativa.
Con la Cgil si è comunque operato un nuovo strappo. Sarà possibile recuperare il rapporto unitario?
Quando ci sono problemi si possono tenere due tipi di comportamenti, c’è chi getta sull’incendio benzina, chi acqua. Io sono per gettare acqua, per spegnere l’incendio, richiamandoci ai termini dell’accordo, costruito anche proprio per superare gli eventuali disaccordi. L’intesa rappresenta per tutti un punto di riferimento, il decreto è un atto del governo. Per questo noi ci atteniamo all’accordo e vogliamo rispettarlo in ogni sua parte. E speriamo che la Cgil trovi le ragioni per rimanere, pur nella diversità delle posizioni, legata a questo accordo.
Gli industriali sono con voi?
Hanno firmato l’accordo, mi pare che con la stessa nostra volontà, e hanno chiesto certezze sulla rappresentatività delle parti firmatarie, e questo è un fatto positivo. Hanno anche sollecitato, e mi sembra una posizione credibile e condivisibile, che gli accordi, una volta approvati dai lavoratori, siano validi per tutti i lavoratori.
Massimo Mascini