Ieri sera è stata raggiunta dalle parti sociali al ministero del lavoro un’intesa di massima sull’apprendistato.
Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl, siamo alla fine del percorso?
Sì, ormai manca solamente il parere della Conferenza Stato-Regioni e un ultimo passaggio in commissione. Penso che il sì delle regioni non sarà un problema dal momento che i loro rappresentanti hanno partecipato alla fase di elaborazione dell’accordo.
Cosa si è deciso ieri?
La base è il testo unico del 5 maggio. La novità è che si è deciso che le regioni avranno sei mesi di tempo per armonizzare le loro leggi con il testo unico. In questo modo si è superato un possibile contenzioso tra legge nazionale e quelle regionali.
Quali sono i tipi di apprendistato introdotti dalla riforma?
Il primo è quello chiamato del “diritto dovere” che è quell’apprendistato che avviene durante il ciclo di studi. Fino a oggi si poteva usufruirne fino ai 18 anni, mentre d’ora in poi il limite d’età è stato innalzato ai 25.
Il secondo?
È quello professionalizzante. Il testo unico prevede una riduzione della durata dagli attuali sei anni a tre. L’unico settore dove la durata sarà di cinque anni è il settore artigiano. È stata inoltre migliorata la formazione, che d’ora in poi verrà svolta in parte in azienda e per quaranta ore fuori. La contrattazione collettiva avrà un ruolo importante e potrà stabilire la durata minima dell’apprendistato che non potrà essere troppo corto o la possibilità che per assumere nuovi apprendisti si debba stabilizzare almeno il 70% di quelli precedenti. La contrattazione potrà anche decidere i profili professionali richiesti.
Il terzo tipo di apprendistato?
È l’apprendistato di alta formazione che interessa i praticanti delle professioni, i ricercatori, i lavori cosiddetti “intellettuali”.
Avete deciso altro ieri?
È stata stabilita la creazione di una commissione al ministero del Lavoro che si occupi di concludere il repertorio dei profili professionali. Questa commissione dovrà utilizzare i dati ottenuti per orientare i corsi di formazione. Altro punto importante è la certificazione, verranno stabilite le regole per la certificazione dei periodi di apprendistato.
Si faranno anche delle linee guida?
Sì, verranno stabilite delle regole per evitare che dietro l’apprendistato si nasconda lavoro precario. Per far ciò si parificheranno i contributi pagati per gli apprendisti a quelli degli altri contratti.
Siete soddisfatti?
Siamo soddisfatti perché l’apprendistato tornerà a essere uno strumento fruibile per tutti e non più strumentalizzabile da chi lo utilizzava per nascondere lavoro precario.
La Cgil ha mostrato qualche perplessità e ha congelato la sua posizione.
Non credo che la Cgil non firmerà. Tutte le sue richieste sono state accolte. Al tavolo le uniche perplessità emerse erano quelle degli industriali sulla riduzione delle tempiste dell’apprendistato professionalizzante. Ma abbiamo spiegato che i tempi medi oggi sono di un anno. Non credo quindi che ci saranno problemi.
Quali sono le prossime tappe?
Dopo l’opinione della Conferenza delle Regioni e il passaggio in commissione le parti sociali si rivedranno per la firma prima del 20 luglio, data entro la quale il Consiglio dei ministri deve varare il provvedimento.
Luca Fortis