E’ nata una nuova iniziativa della Cgil, l’Almanacco dell’Economia. Una pubblicazione con cadenza mensile che si propone di dare una lettura ‘’oggettiva’’ del reale andamento dell’economia, alla luce dei principali dati statistici. Il Diario del lavoro ha intervistato il respondabile Coordinatore dell’Area Politiche di Sviluppo, Riccardo Sanna.
Cos’è l’alamanacco dell’economia?
L’almanacco è un nuovo strumento dell’area delle politiche di sviluppo della Cgil che nasce dall’idea di impartire più trasparenza all’analisi economica. L’analisi deve rimanere il più possibile oggettiva e ci prefissiamo di analizzare l’anadamento congiunturale dell’economia italiana a partire dai dati pre-crisi. Abbiamo predisposto degli indicatori che devono far parte della cassetta degli attrezzi di ogni sindacalista. Questi indicatori vanno dalla A alla Z all’interno di un’unica tabella con i dati pre crisi a confronto con quelli attuali. Sono presenti delle freccette di colore diverso, giallo verde e rosse che indicano l’andamento di questi dati. I dati che usiamo non sono elaborati da noi ma prendiamo i dati dagli istituti di statistica ufficiali come Istat ed Eurostat.
Chi sono i destinatari di questo nuovo strumento di cui si è dotato la Cgil?
I principali destinatari sono proprio i sindacalisti. Volevamo fornire qualcosa in più a chi di solito si avvale degli strumenti pubblici ordinari. Abbiamo trovato però, con la pubblicazione del primo almanacco, un interesse anche dall’esterno del sindacato perciò forniremo anche un indice sintetico. L’almanacco ha scadenza mensile, fornisce indicatori lineari che possono essere poi successivamente elaborati. Per questo motivo possono essere anche adattati allo specifico territorio o situazione che si vuole andare ad indagare.
Da dove nasce l’idea dell’almanacco? Non bastavano gli strumenti già esistenti? Non sono attendibili i dati forniti dal governo?
C’è un gap importante nel nostro paese che noi vogliamo andare a colmare. Un gap tra gli isituti come l’istat e la stampa del nostro paese. I dati forniti dall’Istituto nazionale di statistica non sono facilmente accessibili. Fanno un lavoro meraviglioso ma non tutti possono usufruirene. La stampa fornisce dei dati non chiari e trasparenti a causa di una assoluta mancanza di informazione. L’unico quotidiano trasparente è il sole 24 ore – e a dirlo è un sindacalista! Abbiamo la necessità di demistificare tutti i governi che fino ad ora hanno sbagliato previsioni sulle quali hanno costruito le politiche economiche del paese. Previsioni che sono subalterne e conformiste perché non si può affermare che delle fluttuazioni sono delle riprese. Cosa vuol dire ripresa? Rispetto ai dati pre-crisi non ne abbiamo avuta alcuna. Dobbiamo rendere chiari questi aspetti. Se l’andamento del Pil va verso lo zero non si può parlare di ripresa. L’unico andamento positivo che abbiamo avuto riguarda le esportazioni ma sappiamo bene che le esportazioni non ci porteranno fuori della crisi. Ciò che ci aiuterà sono i consumi e questi sono legati ai redditi da lavoro. Gli ottanta euro non possono di certo risolvere la questione.
In discussione c’è quindi anche il jobs act che avrebbe dovuto creare occupazione..
I dati Istat sono sui lavoratori aggiuntivi. Sono stati spesi sette miliardi di euro di incentivi previsti nella precedente legge di stabilità, sgravi contributivi per nuove assunzioni e deduzione Irap del costo del lavoro indeterminato, l’incremento annuo dei lavoratori permanenti è stato di 71 mila occupati contro i 115 mila dei lavoratori a termine. Siamo veramente ancora troppo lontani dai risultati per poter parlare di occupazione.
E’ stato creato un nuovo indice: l’IRIDE. Ce ne vuole parlare?
L’iride è l’ Indice di Ripresa della Domanda Effettiva, con cui misurare la direzione dell’economia attraverso il rapporto tra la variazione della domanda interna, misurata come somma di consumi e investimenti, e la dinamica della produttività e del benessere del Paese, misurata con il Pil pro-capite. Abbiamo giocato sul nome per sottolineare che si vuol fare una fotografia della realtà e sui colori giallo rosso e verde. E’ un indice di facile riproduzione ed è un’approssimazione dell’indicatore keynesiano; è predittivo in quanto con un breve anticipo congiunturale ci spiega dove stiamo andando. Nel terzo trimestre 2015 quando il governo diceva che eravamo in ripresa economica in realtà stavamo andando verso la stagnazione.
Com’è l’attuale andamento dell’economia italiana?
I probelmi dell’economia italiana sono due: l’occupazione e l’inflazione. Il rischio che corriamo, non solo il nostro paese ma l’intera europa, è la cosiddetta stagnazione secolare. Per farvi capire meglio è uno dei pericoli di cui si parlava negli anni ’30 dopo la crisi del’29.
Alessia Pontoriero