Per il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, l’eventuale Tfr in busta paga, se attuato, “indebolirebbe ulteriormente il nostro sistema produttivo, accentuando il processo di riduzione occupazionale”.
Per Sangalli il sistema delle Pmi, soprattutto quelle che vivono di domanda interna, “stanno scontando una crisi terribile per effetto di una pressione fiscale da record mondiale, una domanda per consumi ferma al palo da anni, burocrazia che ne aggrava i costi e ne complica la vita, prospettive di crescita ancora troppo fragili e incerte. E non ultimo un sistema bancario che certo rimane ancora molto timido nel sostenerle”.
In questa situazione “drammatica”, Sangalli spiega che drenare liquidità alle imprese significherebbe “metterle in ginocchio o addirittura spingerle alla chiusura dell’attività. Se si vuole, invece, realmente sostenere i consumi e far ripartire l’economia la via da percorrere obbligatoriamente, sottolinea Sangalli, è e rimane quella di una riduzione delle tasse che sia certa, graduale e compatibile con i conti pubblici”.
L’ipotesi, quindi, di mettere il 50% del Tfr in busta paga, “almeno per come sembra formulata sulla base delle indiscrezioni circolate – conclude il presidente di Confcommercio – finirebbe per indebolire ulteriormente il nostro sistema produttivo, accentuando il processo di riduzione occupazionale”.
E.G.