Il personale di volo di Ryanair non è vincolato al diritto irlandese ma può far ricorso a un giudice competente presso la base dove svolge la propria attività, in qualsiasi paese dell’Unione europea. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia europea rispondendo ad un’interpellanza di una corte belga presso la quale alcuni lavoratori della compagnia low cost irlandese avevano fatto ricorso.
“La Corte – si legge in una nota – ricorda anzitutto che, per quanto riguarda le controversie relative ai contratti di lavoro, le norme europee relative alla competenza giurisdizionale perseguono lo scopo di tutelare la parte contraente più debole. Tali norme consentono in particolare al lavoratore di citare il suo datore di lavoro dinanzi al giudice che egli considera più vicino ai propri interessi, riconoscendogli la legittimazione ad agire dinanzi ai giudici dello Stato membro nel quale il datore di lavoro ha il suo domicilio o dinanzi al giudice del luogo in cui il lavoratore svolge abitualmente la propria attività”.
La sentenza europea è stata accolta positivamente dai sindacati.”Da anni affermiamo che Ryanair fa concorrenza sleale alle altre compagnie aeree italiane e non solo: ora lo dice anche una sentenza della Corte di giustizia europea”. Lo dichiara Antonio Piras, segretario generale della Fit-Cisl. “La crisi di Alitalia – prosegue – è dovuta certamente a cause interne, ma anche ai problemi strutturali del settore del trasporto aereo, caratterizzato da una assenza di regole penalizzante per chi agisce correttamente rispettando le norme contrattuali e di legge vigenti in Italia”.
Emiliano Fiorentino, segretario nazionale Fit-Cisl, aggiunge: “Ryanair, oltre a sottopagare i propri lavoratori, li costringe ad aprire la partita iva per agevolare se stessa nei confronti del fisco italiano. La compagnia sfrutta ogni appiglio possibile nel nostro Paese, riuscendo a riceverete contributi anche dagli enti locali dove porta passeggeri”.
Piras afferma inoltre che “ora che la Corte di giustizia ha ristabilito principi di equità e dignità del lavoro, chiediamo che anche l’Italia faccia la sua parte ripartendo proprio da Alitalia, rilanciandola nella sua interezza e non smembrandola per cederne le parti ai migliori offerenti. – e conclude – Il Governo esiga che tutti nel trasporto aereo rispettino quelle regole comuni che con tanta fatica ci siamo dati: solo così potremmo iniziare a rilanciare le nostre aziende e rispettare il nostro Paese e i suoi interessi”.
G.C.