Le trattative per il rinnovo del contratto degli alimentaristi sono state interrotte nei giorni scorsi. L’emergenza del coronavirus ha spinto gli industriali del settore a una collaborazione di tutte le forze sociali. In particolare da parte delle imprese è stato espresso apprezzamento per la disponibilità dimostrata dai sindacati. Onofrio Rota, segretario generale Fai-Cisl, rispondendo agli industriali, conferma la sua disponibilità a una stretta collaborazione in questo momento di crisi ma chiede, allo stesso tempo, chiarezza sul piano contrattuale.
Rota, come risponde agli industriali del vostro settore?
“Federalimentare ci richiama al realismo? Ma noi lo siamo sempre stati, sia realisti che responsabili. Quello che non vogliamo è che il clima di incertezza venga ulteriormente alimentato. E soprattutto che non venga strumentalizzato per giocare al ribasso su un contratto nazionale che rimane strategico per il Paese”.
Segretario come state reagendo alla rottura del negoziato, adesso che è scoppiata l’epidemia del coronavirus?
“Dopo l’interruzione delle trattative, abbiamo definito unitariamente diverse iniziative di mobilitazione dei lavoratori. Abbiamo avviato il blocco degli straordinari e di tutte le flessibilità, previsto assemblee in tutti i siti produttivi e attivi unitari interregionali per programmare altre azioni di lotta. Davanti all’emergenza del Coronavirus, gli attivi unitari per ora li abbiamo rimandati. Ma deve essere chiaro: possiamo anche sederci subito per affrontare le emergenze di questi giorni, ma non possiamo sospendere lo stato di agitazione senza un concreto cambio di atteggiamento da parte di Federalimentare”.
Quali sono i punti che hanno fatto saltare la trattativa?
“Welfare aziendale, dove chiediamo più tutele ma vorrebbero farle pagare ai lavoratori. Poi la formazione dei lavoratori, che noi vogliamo estendere a tutti e loro lasciare alla completa competenza delle aziende. Non si può più rinviare poi una riforma dell’inquadramento da condividere di fronte al lavoro che cambia e che ancora ci viene negata. Poi l’incremento salariale, che sarebbe sensato solo se in grado di redistribuire la ricchezza prodotta anche nelle tasche dei lavoratori e non solo nelle imprese. Per non parlare dello stop agli appalti selvaggi: non si può fingere che non esistano. Dalla controparte non ci aspettavamo risposte così insufficienti come quelle ricevute in dopo 20 incontri e sei mesi di negoziazione. Soprattutto conoscendo la lunga storia del settore, fatta di relazioni industriali forti, molto più avanzate che in tanti altri comparti”.
Federalimentare chiede di preservare il più possibile occupazione e capacità produttiva per garantire gli approvvigionamenti necessari alla popolazione. Temete un blocco produttivo?
“Un blocco produttivo non credo sia plausibile, ma un clima di instabilità produttiva sì. È chiaro che siamo tutti preoccupati. Ma proprio alla luce della delicata fase che stiamo attraversando, come Fai Cisl chiediamo a Federalimentare di fare un concreto balzo in avanti, non indietro”.
Cosa chiedere alla vostra controparte?
“In sostanza, l’esplicita volontà della controparte di riaprire quanto prima la trattativa con nuove e concrete prospettive di negoziazione. Se il richiamo al realismo serve a riaprire la trattativa facendo un passo indietro, non ci stiamo. Le lavoratrici e i lavoratori che in questi anni hanno contribuito a rendere il comparto alimentare il secondo manifatturiero d’Italia non lo meritano”.
Come sta andando la mobilitazione?
“Dal nostro punto di vista sta andando molto bene, i lavoratori hanno condiviso tutte le nostre posizioni perplessità. Sono anche ben consapevoli della delicatezza del momento, per questo gradirebbero una maggiore predisposizione al confronto dalla controparte”.
Previsioni per i prossimi giorni?
“Difficili da fare. Di certo, possiamo cogliere l’emergenza attuale e trasformarla in opportunità. Abbiamo l’occasione per mandare un messaggio molto forte a tutto il sistema del Made in Italy. Più che lamentarsi, il coraggio da dimostrare sarebbe riaprire la negoziazione, accompagnare in breve tempo il comparto verso un rinnovo contrattuale solido, innovativo e coraggioso, e poi ripartire tutti insieme, fronteggiare uniti i rischi di crisi e di instabilità che preoccupano aziende e lavoratori, riaffermando le caratteristiche anticicliche della nostra industria alimentare”.
Massimo Mascini