Le difficoltà dell’economia italiana non si risolvono aumentando il debito pubblico. Lo ha affermato il direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, secondo cui “le cause di questa situazione sono molteplici” ma “una cosa è certa: il problema non si risolve inducendo lo Stato a indebitarsi. Lo Stato può far molto in questo campo spendendo meglio e fissando norme che incentivino l’efficienza”.
Nel paese, ha spiegato Rossi in una lectio magistralis all’università Ca’ Foscari di Venezia, c’è una “crescente e diffusa preoccupazione per le disuguaglianze. Un’economia che cresce poco per un periodo così lungo, dove i redditi familiari sono in termini pro capite sui livelli della fine degli anni Ottanta, è un’economia che offre poche opportunità ai suoi cittadini, soprattutto a quelli più giovani”.
“Non sorprende – ha sottolineato il dg di Bankitalia – che due terzi dei giovani tra i 18 e i 34 anni si attendano che chi oggi studia o inizia a lavorare occuperà in futuro una posizione sociale ed economica peggiore di quella della generazione che li ha preceduti”.
“Se volessimo – ha aggiunto Rossi – affrontare la questione dal lato dell’equità sociale (e sbaglieremmo a separare questa dall’efficienza produttiva: prima bisogna far crescere la torta e poi pensare a come tagliarla) ancora una volta non è con maggiori debiti che si risolve il problema, ma tutt’al più ripartendo diversamente le tasse fra chi ha di più e chi ha di meno e migliorando la capacità perequativa di molti trasferimenti pubblici”.