I sindacati degli inquilini Sunia, Sicet, Uniat aps, Unione Inquilini, Feder.casa, in una nota congiunta seguono la discussione in corso in Campidoglio su una nuova delibera che regolamenta l’utilizzo del patrimonio “non di Edilizia residenziale pubblica di Roma Capitale. “Nella lettura della bozza di delibera in oggetto, sfugge proprio lo scopo di tale delibera. Come organizzazioni sindacali degli inquilini – si legge in una nota – riteniamo che l’adozione di un regolamento relativo al patrimonio disponibile di Roma Capitale debba essere finalizzato a perseguire un utilizzo che ne valorizzi l’utilità sociale e non ad orientare e ad ottenere margini di redditività”.
“A fronte di questa premessa e della grave crisi immobiliare che rende pressoché impossibile trovare un alloggio in locazione a canoni sostenibili per le famiglie – continuano le organizzazioni – si ritiene inaccettabile l’adozione di qualunque procedura di vendita della componente residenziale e dove si svolgano funzioni di utilità sociale del suddetto patrimonio, o di procedure di affitto applicando canoni a valori di mercato”.
“Vista la ormai pluridecennale mancata gestione amministrativa e manutentiva del patrimonio disponibile – sottolinea la nota – si rende necessario un accurato censimento dello stato occupazionale degli immobili per andare a determinare puntualmente le condizioni di regolarizzazione. Per la determinazione dei canoni, abbiamo richiesto la convocazione del tavolo di contrattazione per definire un accordo territoriale integrativo come previsto dalla legge, oltre che per individuare una fascia sociale a cui applicare un canone di tutela”.
“Non va dimenticato che questo patrimonio è stato anche utilizzato nel corso degli anni per dare ricovero (a titolo oneroso) a chi aveva perduto la casa per eventi quali crolli o a nuclei familiari sfrattati che avevano diritto all’assegnazione di un alloggio popolare”, aggiunge la nota congiunta.
Quella parte di patrimonio disponibile destinato ad “uso diverso” dal residenziale dovrà, secondo le organizzazioni sindacali “favorire o rinforzare l’insediamento di attività di natura sociale, come strumento per la tutela di fragilità e lo sviluppo sociale ed economico, per la riqualificazione e rigenerazione urbana di specifiche aree, proponendo la sottoscrizione di contratti di locazione con canoni determinati da apposita istruttoria fondata sulla sostenibilità per il soggetto locatore, affidatario o concessionario del bene”. “Evidenziamo, inoltre la necessità di salvaguardare le esperienze di attività sociali in atto – concludono – già operanti in questi immobili che svolgono attività complementari e sinergiche con quelle del Comune, dando valore all’utilità sociale della funzione stessa e alle opere effettuate”.
E.G.