Dopo l’exploit degli ultimi anni, per il settore edile a Roma vi sono le prime avvisaglie di crisi. I numeri sono destinati a calare, con la fine degli effetti del Superbonus e, con l’ultimazione dei lavori previsti da PNRR e Giubileo. In questo momento storico, sottolinea il segretario generale della Filca di Roma, Nicola Capobianco, tutti i protagonisti, istituzioni, aziende e sindacati devono sedersi al tavolo e portare ciascuno il proprio contributo per sostenere il settore e per garantire la qualità del lavoro a partire dalla sicurezza dei lavoratori. “A Roma – spiega il sindacalista – si registra un preoccupante aumento sia degli incidenti nei cantieri, con lesioni anche permanenti per i lavoratori coinvolti, sia del lavoro nero o grigio come testimoniano i dati dell’ufficio vertenze”.
Per contrastare la crescita degli infortuni mortali “serve un patto sociale – sottolinea Capobianco – che impegni tutti gli attori a rafforzare la tutela della salute dei lavoratori. Serve una strategia di prevenzione che coinvolga istituzioni, imprese e sindacati in un impegno comune. Serve un piano condiviso che metta al centro la prevenzione, con investimenti in formazione, innovazione tecnologica e controlli adeguati. La sicurezza sul lavoro non è un costo, ma un valore fondamentale. Dobbiamo essere tutti uniti per creare lavori di qualità e fatti nello spirito del Giubileo, cioè della garanzia della persona e del lavoratore. La novità della patente a crediti, intuizione nata in casa Filca nel 2003, è un segnale sicuramente positivo. Si tratta di uno strumento importante perché consente di mettere le basi per un sistema di qualificazione delle imprese e del lavoro. Uno strumento che, affiancato all’attestazione di congruità, salvaguarda il tessuto produttivo sano, composto da migliaia di aziende che vanno tutelate”.
In particolare, il comparto edile di Roma è secondo in Italia dietro solo a Milano. Secondo i dati della Cassa edile sono iscritti 43. 412 operai e 9.476 sono le imprese. Queste ultime hanno una media di 2-3 lavoratori in organico. Il 45,59% è assunto con contratto di primo livello, il 23,19% di secondo livello, il 21,16% è operaio specializzato, il 6% di quarto livello. Inoltre circa il 30% delle imprese denunciate ha difficoltà nel mantenere la regolarità contributiva. L’età media è di 49 anni, mentre è bassa la percentuale degli operai con meno di 30 anni, il 12%. “Questa – spiega il segretario – è la dimostrazione di un settore con crepe strutturali importanti, dove la componente specialistica risulta minoranza. La massa salari non è diminuita, ma probabilmente la causa sta nel fatto che molte aziende per i lavori del Superbonus non applicavano il contratto edile. Si sono create tante imprese ad hoc per beneficiare del bonus, imprese che poi sono sparite con la fine degli incentivi”.
Inoltre, gli italiani iscritti alla Cassa Edile sono 18.151, 9.251 i lavoratori romeni (il 24,88%), 1.799 gli operai albanesi (4,84%), 1.590 gli egiziani (4,28%), 977 i moldavi (2,63%). “In aumento – spiega il segretario – gli operai che vengono dall’Africa. I lavoratori stranieri sono il 51,18% ed anche per favorire l’accoglienza e l’integrazione del mondo del lavoro e nella società , la Filca nazionale ha deciso di istituire un coordinamento nazionale migranti. Tra gli obiettivi del coordinamento vi è anche quello di favorire l’impegno ed il coinvolgimento dei lavoratori stranieri nel sindacato, che resta una grande palestra di integrazione ed un grande esempio di solidarietà, con atti concreti”.
Il Superbonus ha avuto un effetto boom per il settore, “ma ora i suoi effetti – prosegue – sono sicuramente diminuiti. Se si vuole però dare un giudizio sugli interventi oggetto di superbonus, i lavori andavano più mirati alle case popolari ed ai condomini periferici più in difficoltà ma così non è stato”.
Inoltre, circa il 68% dei lavoratori iscritti alla Cassa Edile sono operai di primo o secondo livello, ma in molti casi si tratta di un demansionamento. Oggi poi ci confrontiamo con altre due grosse criticità: il reclutamento di personale in termini quantitativi e la scarsità nel reperire nel mercato del lavoro figure professionali adeguate alle future sfide settoriali. Le aziende hanno difficolta’ a reperire carpentieri e gruisti, mentre alcune imprese stanno fronteggiando l’emergenza soltanto grazie al supporto prezioso della manodopera straniera. “In questo contesto – prosegue – è evidente che occorre incidere maggiormente sul tema della formazione e delle agevolazioni fiscali alle imprese, investendo in tecnologia e rendendo nuovamente attrattivo il settore dell’edilizia per i giovani”.
In particolare a Roma dal 2013 sono 90 gli operai che sono morti per incidenti sul lavoro, 149 compresa la provincia con un aumento anche degli operai feriti e delle malattie professionali. Negli ultimi 5 anni si sono verificati 30 infortuni mortali a Roma e provincia e ben 7 erano gli operai deceduti con oltre 60 anni di età, per una percentuale del 25%, mentre l’età media dei lavoratori deceduti è di oltre 49 anni. Ventuno operai erano di nazionalità italiana, nove gli stranieri, di cui tre provenienti dall’Africa.
L’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha una scarsa dotazione di ispettori. A Roma, dichiara Capobianco, un’impresa edile riceve una visita ispettiva ogni 24 mesi. Noi proponiamo non di definire gli ispettori del lavoro in quanto complessivamente organizzati su tutti i comparti, ma in singoli settori. Roma racchiude 9 città e ha 1300 km quadrati. A Roma abbiamo 9mila cantieri attivi: una selezione dovrebbe essere occupata solo per controlli nel settore edile, dove purtroppo si registra il più alto numero di infortuni mortali. Negli ultimi anni il personale organico dei vari servizi ispettivi si è praticamente dimezzato e il personale di Inl, Inps, Inail, Asl, va sicuramente potenziate nelle risorse umane ed informatiche, valorizzando la condivisione dei dati ed il coordinamento delle attività. Molti infortuni gravi sono dovuti a scarsa valutazione del rischio ed all’assenza di formazione. Vi è un finto mercato della formazione e numerose imprese non si rivolgono al nostro sistema bilaterale della formazione per non far fare i corsi in presenza ai propri dipendenti.
Nelle costruzioni, anche l’età avanzata di molti lavoratori non aiuta: sono infatti molti gli operai over 60 che devono continuare a lavorare nel settore, un’età che non si addice per stare sui tetti o sui ponteggi. Per questo si dovrebbe consentire ai lavoratori edili di poter fruire di un’uscita anticipata dal lavoro per poter accedere prima alla pensione. Sono in aumento gli incidenti mortali ma anche gli infortuni che coinvolgono lavoratori con oltre 60 anni.
Per Capobianco vi è bisogno di un grande patto nazionale su salute e sicurezza intervenendo su due grandi capitoli di investimenti: ispettivo e culturale. Bisogna aumentare i controlli , ma bisogna lavorare sulla cultura della sicurezza e percezione dei rischi, sia per i datori di lavoro che per gli stessi lavoratori, bisogna insegnare la sicurezza partendo dalle scuole laddove si formano i lavoratori del domani.
Rispetto agli anni precedenti, sono in aumento le vertenze dei lavoratori italiani. Se prima la casistica riguardava prevalentemente la richiesta di assistenza per promuovere una vertenza di lavoro per lavoro prestato a nero da parte di lavoratori stranieri, oggi sono aumentati i contratti a tempo determinato che prevedono una durata di due-tre mesi al massimo. “Vi sono moltissimi lavoratori italiani e stranieri che lamentano una o due mensilità non pagate – spiega il sindaclista – con un tfr maturato irrisorio alla fine di un contratto determinato in scadenza. Molti i lavoratori italiani che, a seguito della chiusura della società per cui hanno lavorato per diversi anni, si trovano ad affrontare lavori precari e meno tutelabili. Alla chiusura del cantiere non riescono a ricollocarsi e hanno difficoltà a farsi pagare quanto loro dovuto. Le richieste più frequenti che spingono il lavoratore ad iniziare una vertenza sono: le differenze retributive, la mancata corresponsione del tfr a fine rapporto, le impugnative di licenziamento ed il mancato pagamento dell’indennità di malattia o infortunio”.
La strada verso la nuova edilizia, afferma Capobianco, impone un’accelerazione sulla formazione professionale. Qualificare è la parola chiave dei tre ambiti interessati al cambiamento: lavoro, imprese ed operai. Le maestranze e gli imprenditori edili vanno accompagnati nella fase di transizione per riqualificarsi. Bisogna prestare attenzione all’analisi dei fabbisogni formativi, provvedere all’ampliamento dell’offerta, ripensare alle nuove professioni.
E.G.