Cinque organizzazioni imprenditoriali – Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti riunite sotta la sigla “Rete impresa Italia” hanno svolto oggi una mobilitazione nazionale, che segnala un fenomeno in atto, la rivolta ‘pacifica delle imprese, dell’economia reale’ e segue di appena pochi giorni la ‘marcia dei 40mila’, iniziativa web accompagnata dai flash mob di Confindustria. I numeri delle aziende fallite negli ultimi anni disegnano un quadro inquietante: negli ultimi cinque anni ogni giorno hanno chiuso circa 1.000 aziende, la ricchezza prodotta dall’Italia è diminuita del 9%, la disoccupazione è raddoppiata, passando dal 6,4% al 12,7% per un totale di 1,2 milioni di disoccupati in più. Nel frattempo la pressione fiscale ha raggiunto il 44,3% del Pil (e resterà sopra il 44% per molto tempo) mentre quella “legale” (su ogni euro di Pil dichiarato) si aggira intorno al 54%. La burocrazia costa alle Pmi 30 miliardi di euro l’anno e il credito è in calo dal 2011. La piccola impresa, che rappresenta il 94% del tessuto produttivo dell’Italia e ne è il principale motore contribuendo per il 62% al valore aggiunto, chiede al governo ”subito un cambio di rotta e risposte concrete per uscire da una crisi che ha colpito duramente. Stavolta, dicono, davvero la pazienza è finita”. E la manifestazione di oggi a Roma è proprio la testimonianza del disagio di questo secondo segmento del mondo della produzione. La manifestazione cade nel bel mezzo di una crisi di governo e questa circostanza rende obiettivamente difficile a Rete Imprese Italia affermare una propria agenda di priorità e sottoporla all’esecutivo come si dovrebbe fare di norma quando si protesta nelle strade della capitale. Dalla piazza di oggi salirà una richiesta di riduzione delle tasse, di semplificazione della vita d’impresa, di accelerazione dei pagamenti scaduti della pubblica amministrazione. Venturi presidente di turno di Rete Imprese Italia grida al governo: “Stiamo pagando gli errori di scelte politiche dissennate. Il governo, il Parlamento, i partiti devono capire che senza di noi il paese si ferma”. In particolare il numero uno di Rete Imprese Italia ha puntato il dito contro “una pressione fiscale che per le nostre imprese tocca il 66% anche a causa di una tassazione locale senza limiti”. Continua Venturi: “Questa grande manifestazione è la prova che la nostra pazienza è finita”. È questo il messaggio lanciato al governo e al Parlamento tra gli applausi degli oltre 60mila imprenditori presenti a piazza del Popolo. Venturi ha avvertito il premier incaricato Matteo Renzi: “Le istituzioni e la politica sappiano che senza adeguate risposte, noi non ci fermeremo, basta usarci come bancomat”. Gli imprenditori dicono basta ad un Fisco che soffoca e opprime. Molto duro anche Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio che avverte: ”E’ a rischio la pace sociale, pericoloso lasciare famiglie e imprese sull’orlo della disperazione, siamo stanchi, chiediamo rispetto e meritiamo più rispetto”. Se non riceveranno adeguate risposte dal nuovo governo gli imprenditori sono pronti a scendere nuovamente in piazza, più numerosi e determinati di oggi. “Il prezzo della crisi è stato scaricato su di noi, ha detto Merletti, presidente di Confartigianato, ma non siamo noi che abbiamo generato questa situazione”. E poi ha aggiunto: “Siamo qui per dare una spinta a questo benedetto paese”. Quello che serve è in primis “un fisco più equo mentre quello che abbiamo oggi schiaccia le imprese”, ha concluso.