Dopo lo stop imposto dai mesi più duri della pandemia, e con un atteggiamento prevalentemente difensivo da parte delle relazioni industriali, nel settore metalmeccanico riparte la contrattazione di secondo livello. Nel report elaborato da Fim-Cisl e Adapt, su un campione di 129 accordi, a trainare la ripresa ci sono i premi di produttività, le misure di welfare, la formazione e nuove modalità organizzative che, dopo la pandemia, stanno assumendo una connotazione non più emergenziale ma strutturale, come nel caso dello smart working.
Venendo ai temi, quello che ricorre maggiormente è il premio di risultato, presente in 54 accordi su 129. Per la sua erogazione, negli accordi prevalgono ancora i classici indicatori legati a produttività, redditività e qualità, anche se si stanno facendo strada, se pur in forma minoritaria, nuovi indicatori, ancorati alla sostenibilità, l’efficienza e l’innovazione. Nell’ambito degli accordi di produttività, nell’ampia maggioranza dei casi viene promossa la conversione dei premi di risultato in beni e servizi di welfare. I contratti, infatti, incentivano la conversione prevedendo un importo aggiuntivo e un incremento dei flexible benefits rispetto al contratto nazionale. Sono meno gli accordi incentrati sulla previdenza e sulla sanità integrativa, grazie a una normativa già bel collaudata su questi due aspetti. Inoltre alcune soluzioni di welfare aziendale sono slegate dal contratto nazionale e fortemente basate sui singoli contesti aziendali.
C’è poi il capitolo delle nuove forme di organizzazione. Come detto, dopo la fase emergenziale, il lavoro agile ha ormai assunto una valenza strutturale, attraverso accordi specifici che tengono conto delle esperienze maturate durante la pandemia. Per rafforzare ulteriormente la conciliazione tra lavoro e vita privata, le banche delle ore solidali sono un istituto sempre più presente. Accanto a questo la ricerca evidenzia l’attenzione degli accordi a migliorare l’acceso e l’utilizzo dei congende e dei permessi, fornendo anche maggiori garanzie economiche ai lavoratori in caso di bisogno.
Resta infine il tema della formazione, presente nel 29% dei contratti. In questi 37 accordi, molti sono destinati all’accesso per il Fondo Nuove Competenze, altri aumentano le ore destinate alla formazione, soprattutto per le altre professionalità. Pochi, ancora, gli accordi che incentivano una sinergia tra mondo della formazione e del lavoro.
Tommaso Nutarelli