La globalizzazione è il termine chiave e mutaforme che ha segnato più di ogni altro questo secolo in corso. Tra detrattori e fautori, a torto o ragione, tutto quanto ci circonda, così come noi stessi, è l’esito di questo fenomeno considerato fino a poco tempo fa inarrestabile. Ma in questi primi venti anni del 2000 molto è cambiato e la solidità di questa fortezza inattaccabile ha cominciato a scricchiolare. «Dall’inizio del millennio l’economia globale è entrata in acque molto agitate: attentato alle Torri gemelle, guerre in Afghanistan e Iraq, crisi della finanza americana e del debito pubblico europeo, primavera araba e guerra in Siria, guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, disuguaglianze crescenti e pressioni migratorie, emergenze alimentari e un cambiamento climatico sempre più evidente, fino ad arrivare alla pandemia di Covid-19 e al conflitto militare tra Russia e Ucraina, con il conseguente ritorno dello spettro della minaccia nucleare».
È questo lo scenario che Gianmarco Ottaviano nel suo saggio Riglobalizzazione. Dall’interdipendenza tra Paesi a nuove coalizioni economiche (Egea, 2022) assurge a punto di partenza per un’approfondita disamina del concetto di globalizzazione e degli indirizzi attraverso i quali è orientata a ridefinirsi. Ottaviano, professore di economia all’Università Bocconi e titolare della Cattedra Achille e Giulia Boroli in Studi Europei, raccoglie e sviluppa in questo volume riflessioni pubblicate negli anni sul Sole 24 ore, lavoce.info e Economia&Management, sostenendo che proprio a seguito degli avvenimenti succitati, che «hanno messo in evidenza la diversità dei punti di vista nazionali e la difficoltà a convergere su iniziative comuni», si sia avviato un processo di profonda trasformazione della globalizzazione, «un processo che ha conosciuto un’ulteriore accelerazione in seguito alla guerra in Ucraina e alle conseguenti sanzioni economiche inflitte alla Russia da parte della comunità internazionale» e che lascia intravedere sempre più chiaramente un riassetto delle relazioni internazionali. Dunque, si interroga Ottaviano, «di fronte a tutti questi problemi, cosa ne sarà della globalizzazione?». Molti commentatori hanno parlato di una deglobalizzazione, ma l’autore, piuttosto, suggerisce che ci sarà una “riglobalizzazione selettiva” , «una ridefinizione cioè dell’economia globale per gruppi integrati di Paesi affini, coalizioni in competizione tra loro per l’egemonia economica, politica e culturale, sullo sfondo di un riequilibrio di forze tra Paesi industrializzati occidentali e Paesi emergenti, soprattutto asiatici». In questo senso la guerra in Ucraina è la cartina di tornasole della fragilità sottostante i rapporti di libero scambio tra le potenze.
Ma questa nuova fase di relazioni commerciali selettive «riuscirà a portare più benefici e meno costi per la popolazione mondiale rispetto alla globalizzazione multilaterale sviluppatasi a partire dalla Seconda guerra mondiale?». La risposta di Ottaviano è naturalmente negativa, intravedendo all’orizzonte una divisione in due blocchi di paesi culturalmente affini, divisi tra capitalismo di mercato e capitalismo di Stato – per cui società democratiche vs società autocratiche, due sfere di influenza, americana e cinese, in competizione per l’egemonia planetaria. Una tesi che risponde anche alle sempre maggiori spinte ai nazionalismi dinanzi a problemi di grossa entità, che implica una «frammentazione dell’economia globale in economie locali all’interno delle quali le istituzioni nazionali, basate sulla fiducia reciproca dei cittadini, possono occuparsi del loro benessere senza dover rendere conto al resto del mondo». Il ritorno ai nazionalismi determina un «approccio che, tuttavia, non è in grado di gestire l’accumularsi di emergenze globali che ci troviamo ad affrontare», motivo per cui «Paesi che, avendo capito di non potercela fare da soli, cercano di selezionare le proprie alleanze in base ad affinità elettive di natura economica e politica. Di fronte ai limiti del nazionalismo, insomma, cercano una “riglobalizzazione selettiva”: globalizzazione sì, quindi, ma solo tra amici fidati. Insomma, “friend-shoring” al posto di “off-shoring”». Ma le sfide di questo secolo richiedono, piuttosto, fiducia tra Paesi e una cooperazione globale e solo un approccio multilaterale «nato dalle ceneri della Seconda guerra mondiale può cementare la sicurezza di tutti i Paesi nella fiducia e nel rispetto reciproci, riflettendone le esigenze in modo inclusivo. Non esistono soluzioni locali a problemi globali. Non esiste sicurezza nazionale senza sicurezza internazionale».
Con Riglobalizzazione. Dall’interdipendenza tra Paesi a nuove coalizioni economiche Gianmarco Ottaviano mette a punto un testo necessario per fare luce su strutture, sovrastrutture e logiche sotterranee che riguardano la globalizzazione, nel cui dogma indiscutibile si continuava a procedere quando invece il passo si è rivelato un brancolamento guidato dalla logica della prevaricazione. La lettura olistica della contemporaneità dei rapporti tra i Paesi, di cui l’economia e le relazioni commerciali sono i vettori di forza, hanno atteso a lungo di essere riaggiornati e il volume di Ottaviano segnala pure la necessità che tali riflessioni tengano il passo con la velocità dei cambiamenti sullo scacchiere geopolitico.
Elettra Raffaela Melucci
Titolo: Riglobalizzazione. Dall’interdipendenza tra Paesi a nuove coalizioni economiche
Autore: Gianmarco Ottaviano
Editore: Egea
Anno di pubblicazione: 2022
Pagine: 128 pp.
ISBN: 978-88-238-3881-9
Prezzo: 16,00€