Agli inizi al riformismo si contrapponeva massimalismo. Nel PCI, per distinguersi, ci si definiva riformatori. Oggi è ben difficile districarsi. Mi tengo l’etichetta migliorista che mi pare abbastanza rappresentativa anche se nata con intenti denigratori.
Come orientarsi nelle vicende recenti e attuali della politica e del conflitto sociale? Possono aiutare alcune esemplificazioni:
L’ultimo governo Prodi si era trovato per le mani un progetto che, a proposito di pensioni, puntava a dar vita ad un trattamento di base finanziato con la fiscalità generale più o meno corrispondente all’importo dell’assegno sociale al quale sommare la pensione contributiva ragguagliata ad una aliquota del 24-25% (quindi per i dipendenti ridotta dall’attuale 33%) unificata per tutte le categorie. Si poteva avviare il percorso utilizzando il “tesoretto” che fu disperso in tanti rivoli invece che concentrato sul “cuneo” come inizio di tale riforma. Prodi fu bloccato perché bisognava dare un poco a tutti e, soprattutto, smontare lo scalone di Maroni. Adesso questo tipo di proposta è sostenuta da Cesare Damiano e altri che l’avevano osteggiata a suo tempo, ma temo che siamo alla propaganda dal momento che sembra abbandonata anche da Treu e Cazzola che ne furono sostenitori.
Quando arrivano Monti e Fornero si fa una riunione Cgil per parlare di pensioni. Taluni dirigenti sostengono che sia utile attrezzarsi al confronto con proposte in modo da poter sostenere un negoziato avendo a mente l’impianto prima citato. La segreteria e la gran parte dei dirigenti fanno prevalere un’altra idea: non facciamo proposte, significherebbe ammettere che bisogna metterci mano e quindi esporsi alle scorrerie del governo tecnico. Sappiamo come è andata a finire.
Sempre con Monti e Fornero si apre il capitolo articolo 18. I soliti buontemponi dicono facciamola noi una proposta: che si metta nelle mani del magistrato giudicante la scelta tra reintegrazione o indennizzo. Neanche a parlarne. Il governo ha tuttavia imboccato questa strada nel modo pasticciato che sappiamo aprendo la strada ai successivi rimaneggiamenti di Renzi. Una soluzione concordata avrebbe reso più difficili ulteriori interventi.
Arriva Renzi e si riaffronta l’articolo 18. I soliti ragazzotti con altri facenti capo alla associazione Venti Maggio animata dal compianto Davide Imola si fanno avanti con una proposta: una difesa efficace dai licenziamenti discriminatori ricorrendo alla inversione dell’onere della prova.
Da questi fatterelli si può ricavare qualche riflessione.
Oggi è all’ordine del giorno una discussione strategica e “di fondo” su le politiche economiche e sociali. Si sostiene che la sinistra e soprattutto quella riformista (a cominciare da Tony Bair) avrebbe sposato le tesi della destra monetarista ecc. Da questo la catastrofe in corso. Riccardo Sanna identifica perfino la categoria di “chi è keynesiano e non plagiato dal pensiero economico dominante tanto dal non vederne il fallimento proprio nella crisi”. Se ne parla tanto che evidentemente il fenomeno (dei plagiati) esiste.
Ho un’altra interpretazione della storia: in parte non si è stati capaci e in parte non si è proprio voluto affrontare i problemi di competitività, produttività, efficienza sia nel mondo privato che, soprattutto, nel sistema pubblico. Uguale per le ruberie. Da ciò è nata la montagna del debito che ci condiziona e che ha motivato privatizzazioni anche fatte con i piedi. Da ciò è nata anche la odierna immensa difficoltà ad avere proposte credibili e capaci di mobilitazione.
Ne è indice anche un fatto che mi sta molto a cuore: non si affronta un tema che, a mio parere, dovrebbe essere centrale: quello che definiamo non autosufficienza. Riguarda oltre tre milioni di soggetti, un milione e mezzo di badanti, oltre due milioni e mezzo di donne caregiver che se ne prendono cura anche rinunciando al lavoro o caricandosene due.
Perché non si affronta il problema? Anche per la ragione che è improbabile che questi soggetti facciano i Cobas.
Resto contrario alla tortura. Quindi mi fermo e mi tengo stretto il mio migliorismo.
Aldo Amoretti