Alessandro Riello, imprenditore veneto, patron dell’Aermec, azienda con orizzonti internazionali, commenta con il Diario il risultato elettorale. Non la vede bene: si sono rotti degli equilibri, spiega, e il rischio pastrocchio, cioè alleanze innaturali tra partiti, è molto alto. Ma d’altra parte e’ un rischio anche l’instabilità politica, cosi’ come andare a nuove elezioni.
Riello, come se ne esce?
Onestamente non saprei dirlo. Sono sconcertato dal risultato elettorale, che francamente non mi aspettavo. Si sono rotti equilibri delicati, ora ritrovarne uno non sarà facile. Da imprenditore, dico che sarebbe un peccato buttare via questi ultimi due anni, nei quali abbiamo avuto una ripresa vera, seppure non folgorante, che tuttavia è estesa a tutto il paese, e che in un quadro di stabilità politica e di governo potrebbe consolidarsi e aumentare.
Cosa teme, in particolare?
Che abbia il sopravvento la paura.
Di cosa? Di un governo a Cinque Stelle, di un governo della Lega, di un ‘’pastrocchio’’, come dice lei, o dell’instabilità?
Dell’instabilità, certamente. Il rischio è che cambi il clima di fiducia nel paese, con conseguenze negative sulla propensione alla spesa, sugli investimenti. Di fronte all’incertezza, ci si ritira, non si spende, non si investe, si sta alla finestra ad attendere gli eventi.
Si sta premendo molto in questi giorni per un’alleanza in Parlamento tra Cinque Stelle e Pd, secondo lei è una soluzione possibile?
Lo vedo un po’ come un pastrocchio, per la verità. Più male che bene. Difficile un’ alleanza tra chi ha perso troppo, come il Pd, e chi ha vinto meno di quanto si aspettava, come il Movimento. Sia i Cinque Stelle che il centro destra, chiaramente, immaginavano di prendere di più, di riuscire a conquistare una maggioranza sufficiente a governare da soli. Ora non sanno bene che cosa fare. Nessuno lo sa, suppongo.
Ma lei, personalmente, cosa vede come miglior soluzione? Che tipo di governo, che accordi tra le forze politiche? Meglio una alleanza Pd-Cinque Stelle, o Cinque Stelle centro destra, o meglio Lega?
Non so rispondere a questa domanda. Francamente vedo grandi incognite in ogni caso. Forse l’alleanza con la Lega sarebbe meno compatibile, ma del resto non vedo nemmeno come sarebbe possibile immaginare un accordo con la sinistra: per il Pd sarebbe una resa, non farebbe onore al partito, dopo le umiliazioni di questi anni non ce li vedo a governare in armonia con i Cinque Stelle. Inoltre, non va sottovalutato che è cambiata tutta la geografia politica nazionale. Piu che una divisione in destra e sinistra, oggi abbiamo una frattura tra Nord e Sud. Una nuova geografia, appunto, di cui occorre tenere conto, perché significa che ci sono bisogni, e aspettative, diversissime. C’è anche una mutazione dei partiti. Vedo nuovi assetti che pero’ rispecchiano vecchi partiti.
Cioè?
I Cinque Stelle, mi si passi la semplificazione, sono oggi quello che era il Pci di un tempo, sostenuto dalle masse popolari. Il centro destra è la vecchia Dc, rappresenta il ceto medio che chiede sicurezza e stabilità.
E il Pd?
Il Pd potrebbe ricoprire il ruolo che ebbe il Psi di Bettino Craxi, quello di ago della bilancia in parlamento. Con forte potere di condizionamento.
E allora, tornare a votare?
C’è il rischio che ne escano altre sorprese. Ma alla fine, piuttosto che assistere a una sorta di“prostituzione” generale, forse sarebbe il male minore. E tuttavia non posso non osservare che tutto questo accade perché non abbiamo un vero sistema maggioritario. L’Italia è andata avanti per decenni convinta che la medicina del compromesso risolvesse ogni male, ma erano altri tempi, oggi è cambiato tutto, questa filosofia non funziona più.
Nunzia Penelope