Il diario del lavoro ha intervistato la segretaria confederale della Uil Tiziana Bocchi in merito al recente incontro al ministero del Lavoro sulla vertenza dei riders e del Food delivery. La segretaria crede che sia stato un pessimo atteggiamento quello di Assodelivery, riferendosi non solo al il rifiuto constante di incontrare i sindacati ma anche firmare un contratto solo con Ug. Per Bocchi, il confronto con tutte le parti sociali è fondamentale, anche se le distanze con la controparte sono evidenti, perché solo con il dialogo si riescono a trovare delle soluzioni condivise.
Bocchi, che cosa è emerso al incontro con Assodelivery?
Questo incontro viene dopo una lunga interruzione del dialogo, infatti l’ultimo si era svolto il 3 agosto di quest’anno. In agosto la ministra del Lavoro aveva proposto l’avvio di un dialogo tra le parti e Assodelivery si era dichiarata disponibile al confronto. A quel punto si doveva perfezionare il calendario dei successivi incontri, invece nel giro di pochi giorni ci siamo trovati una novità: Assodelivery, nell’assoluta mancanza di rispetto degli accordi assunti nei tavoli ministeriali, ha deciso di siglare un cosiddetto contratto per i riders con l’Ugl. Un atteggiamento pessimo.
Quali conseguenze ha portato questo contratto?
Esiste un problema giuridico relativo alla tipologia lavorativa dei riders. L’associazione ha sempre ritenuto che quello del rider fosse una tipologia di lavoro autonomo, ma noi con Cgil, Cisl e le Union dei riders salvo l’Ugl, riteniamo che questo lavoro abbia le caratteristiche del lavoro subordinato.
Dato che il mondo del food delivery presenta delle particolarità rispetto al lavoro di trasporto tradizionale, ci sarebbero difficoltà a inquadrarlo in un contratto, come ad esempio il contratto della logistica?
Il lavoro dei riders, rispettando tutte le sue specificità e le sue necessità di flessibilità, diverse da un lavoro di tipo tradizionale, ha secondo noi prevalentemente le caratteristiche di un lavoro a cui vanno applicate delle tutele contrattuali. Il decreto imprese di settembre 2019 prevede una delega alla contrattazione collettiva per la definizione del compenso del lavoro tramite piattaforme digitali. Questa legge ha dato mandato di ottemperare a questo entro un anno, cioè applicare il contratto più affine dal punto di vista economico. Inoltre, già dal 2017 il contratto della logistica prevedeva una parte specifica al suo interno che coglieva sia le necessità dei lavoratori riders che delle imprese.
Quindi esistono e si potrebbero prendere già dei riferimenti sul contratto della logistica?
In passato anche il contratto del terziario predeva già della norme specifiche sul food delivery. Quando qualche anno fà il ministro del Lavoro Di Maio aprì il confronto per i riders, si potevano già utilizzare questi primi riferimenti presenti nel contratto terziario. Nel frattempo, il contratto della logistica si è andato a mano a mano affinando, grazie ad un protocollo specifico che ha cercato di dare risposte più flessibili alle necessità di questo mondo lavorativo. Inoltre, due settimane fa circa questo protocollo ha fatto un ulteriore passaggio in avanti nel recepimento di quanto previsto dalla legge del 2019. Infine, su questa materia sono intervenute numerose sentenze della magistratura, che hanno stabilito come il contratto da prendere in riferimento per quanto riguarda effetti economici sia proprio quello della logistica.
In questo periodo pandemico avete chiesto ulteriori confronti?
Si, come Cgil, Cisl e Uil in questo ultimo anno volevamo, soprattutto sul versante della salute e sicurezza, avere un incontro anche con Assodelivery, così come ci sono stati altri incontri in questo periodo pandemico che si sono conclusi con le firme di vari protocolli con tutte le altre associazioni datoriali e con lo stesso governo. Abbiamo chiesto di fare la stessa cosa anche a loro.
Che cosa hanno risposto?
Abbiamo più volte scritto per confrontarci e Assodelivery si è guardata bene dal risponderci o darci solo un cenno. La loro scelta è stata di chiudersi con noi ed evidentemente di aprirsi con un interlocutore sindacale più consono ai loro interessi.
Quello del rider è un lavoro che serve solo ad arrotondare oppure può essere considerato un impiego a tempo pieno?
Di rider ne conosco tanti, seguo da tre anni questa vicenda. Sfatiamo questo mito, i riders sono ragazzi e ragazze, donne e uomini di tutte le età, per fortuna o purtroppo c’è una platea variegata di persone che si offrono sul mercato. Quindi smentiamo questo film carino dove si racconta che i riders vogliono rimanere autonomi perché sono lavoretti da fine settimana, per uno stipendio in più. Non è così. Buona parte fa questo lavoro e nient’altro. Il numero di riders è anche aumentato, dati i tassi di disoccupazione molto alti in questa fase pandemica. Quindi oggi è chiaro che il lavoro dei riders si svolge prevalentemente con carattere di assoluta continuità. Esistono persone che vogliono farsi qualche soldo in più ma è una quota parte minoritaria.
Però alcuni riders si sono organizzati per chiedere di rimanere autonomi.
Credo che I riders che vogliono rimanere liberi e flessibili siano molto pochi, a differenza di quello che dicono i giornali e da parte di un gruppo organizzato. Inoltre, queste persone avranno qualche problema a breve, perché da quello che mi risulta, se hanno letto questo meraviglioso contratto, non hanno acquisito nessun diritto.
In che senso?
Perché il contratto con l’Ugl prevede il lavoro a cottimo e quindi siamo un poco fuori dalle regole delle leggi e dall’ultima legge del 2019. Inoltre, in questo momento questi riders stanno percependo meno reddito rispetto a prima della sigla del contratto Ugl.
Come funziona il sistema del pagamento?
La piattaforma fornisce una chiamata e un tempo. Il riders prende la chiamata, si reca al ristorante e da li parte il suo tempo. Si ha un guadagno a chiamata se si riesce a stare dentro il tempo e penso anche un minimo di base. Ma è chiaro che con questo funzionamento è un miracolo se il rider riesce a saturare la sua ora completamente. È normale che ci siano dei tempi morti e altri inconvenienti durante il percorso in strada che l’algoritmo conta e non conta. Insomma, si conferma essere un pagamento a cottimo, quindi a prestazione, e questo per noi non è irricevibile.
Ma il cottimo di questo contratto è puro o misto?
Questo bisognerebbe chiederlo a loro. Pare che alle piattaforme siano saltati tutti gli algoritmi con i quali facevano i conteggi delle retribuzioni dei riders. Non sono sicura di questo, ma nel tentare di applicare questo contratto Ugl sono sorti problemi e iniziano ad arrivare delle denunce in merito.
In teoria il cottimo puro è vietato per legge, e normalmente esistono sempre altre voci nella retribuzione, quindi appare strano che sia stato fatto violando apertamente la legge.
Appare strano ma invece è stato fatto, siglato e sponsorizzato. Io al tavolo ministeriale ho precisato che non voglio entrare nel merito, dato che non è il mio ruolo ergermi a giudice, al massimo lo posso fare ad una riunione della Uil dove dico quello che penso.
Anche a noi lo può dire, che cosa ne pensa del contratto Ugl?
Penso che non ci sia un diritto dentro quel contratto, neanche a cercare bene con il lanternino. Bbisognerebbe fare una lettura ad alta voce di quell’accordo, e lo proporrò nel corso della prossima riunione al ministero. Nel contratto sono contenuti degli ipotetici diritti che, così come sono stati costruiti, non si possono applicare neanche al rider più bravo e serio.
In che senso?
Sono previste tre tipologie di maggiorazioni retributive, però come dicevo scherzando ad un collega, deve arrivare uno tsunami o un terremoto per giustificare queste maggiorazioni al rider che se sopravvive, può darsi che un incastro di una di queste tre maggiorazioni riesca a percepirla. Io sono pronta a scommettere, sfido chiunque a trovare un diritto dopo aver letto questo contratto. Inoltre, ci risulta che gli esercenti si lamentino perché le tariffe sono molto alte, in più i lavoratori sono pagati poco. E in tempi di Covid, nel dramma, le persone utilizzano anche questi lavoratori in modo sempre più sistematico per riuscire a vivere fino alla fine del mese.
Sarebbe d’accordo se si lasciasse la possibilità di scegliere ai rider tra lavoro dipendente e un cottimo misto, regolato con tutte le tutele del caso di un lavoro autonomo?
Certo, come nella vita la libertà di scelta è fondamentale e noi dobbiamo provare a difenderla. Quindi intanto dobbiamo darla questa possibilità di scegliere, non obbligare il lavoratore a firmare un contratto, pena l’esclusione dalle consegne, come purtroppo sta succedendo oggi.
Assodelivery si sono rifiutati così spesso al confronto?
Non spesso, che sarebbe riduttivo, si sono rifiutati sempre. Il 3 agosto sembrava che incominciasse una nuova era, ma Assodelivery aveva già sottoscritto, se non ufficialmente, un contratto con l’Ugl. In tanti anni nel sindacato non mi è mai successo che un gruppo industriale, una azienda, anche le più restie al confronto con il sindacato, rifiutasse un confronto. Nessuna si è mai negata in modo così sistematico come è successo con Assodelivery.
Cosa ne pensa della decisione di Just Eat di assumere i riders?
È stata una affermazione importante e il fronte si è spaccato. Noi oggi ci troviamo di fronte una realtà completamente diversa. Just East ha ribadito durante l’incontro al ministero che assumerà i propri riders, quindi gli abbiamo chiesto un tavolo a parte. Ci interessa capire meglio come sono passati da un modello organizzativo di lavoro autonomo a uno di lavoro dipendente e come hanno valutato la loro sostenibilità economica.
Quale contratto applicheranno?
Stanno cercando di capire qual’è la situazione a loro più favorevole dal punto di visto economico-organizzativo, quindi ad oggi non sappiamo. Perché questo cambio di passo vale per Just Eat e non può valere, come criterio di massima, per le altre piattaforme di food delivery? Al tavolo le altre piattaforme ci hanno risposto che ognuno ha la sua particolare organizzazione.
Sul modello “Scoober” che Just Est vorrebbe applicare ai sui rider cosa ne pensate?
Non abbiamo ancora una opinione, andremo al tavolo separato e sapremo meglio di che si tratta. Abbiamo fatto delle richieste ma non ci hanno dato risposte precise, perché sono valutazioni che si riservano di fare da qui fino alla fine dell’anno, perché il nuovo modello dovrebbe entrare in funzione a gennaio del 2021.
Potrebbe esserci l’esclusiva per i riders di Just Eat?
Immagino di sì, nel caso di un contratto di lavoro subordinato si avrà un lavoro garantito rispetto a prima e quindi si avrà una saturazione dei tempi maggiore, più corse da effettuare, forse la ricerca di consegne in altre piattaforme sarà ridotta, ma è ancora un mondo tutto da scoprire, quindi non ho risposte certe. In un contratto di lavoro subordinato ci sono diritti e anche doveri, delle regole da rispettare, mi pare anche giusto. Aldilà della scelta dei lavoratori su quale tipo di lavoro svolgano, il sindacato deve garantire dei riferimenti certi in termini di diritti e di tutele. E il riferimento è un contratto di lavoro.
Esiste in cantiere da parte del sindacato l’idea di costruire un contratto ad hoc per il settore, prendendo magari come riferimento alcuni punti di un altro contratto come diritti o salario?
No, non abbiamo in mente di immaginare un contratto a parte. I lavoratori della Gig Economy sono talmente tanti e variegati, alcune tipologie professionali hanno già un contratto di riferimento, sarebbe confusionario crearne un altro. Nemmeno un contratto specifico per i rider. Abbiamo nel nostro Paese troppi contratti, non possiamo permetterci di crearne altri per le singole specificità professionali. Per me bisogna applicare il contratto della logistica, esiste da tre anni, è stato rivisto e ricorretto fino a qualche settimana fa per renderlo aderente alla legge del 2019, più di questo per adesso, a fronte di nessun confronto, non si poteva fare. Queto contratto è un luogo nel quale l’associazione può riconoscersi, perché hanno firmato tutte maggiori associazioni datoriali italiane, e Assodelivery potrebbe essere in buona compagnia se volessero una sponda per tante questioni.
Siete stati riconvocati, che cosa volete chiedere, lasciando per un momento da parte la questione del lavoro autonomo – dipendente?
È chiaro che la trattativa comincerà in salita, perché partiremo da presupposti completamente diversi, ma intanto vorremo capire come si muove il mondo delle piattaforme. Vedrei di buon occhio se le aziende ci spiegassero come funzionano, che numeri hanno, quanti lavoratori, in che modalità, qual è la loro realtà produttiva, quali sono le loro esigenze in termini di organizzazione del lavoro, anche rispetto alla loro sostenibilità economica. Questo è normalmente l’iter per un confronto. Insomma conosciamoci.
Emanuele Ghiani