Il giro di denaro legato a operazioni di riciclaggio, nel 2013, e’ stato pari a ben 84 miliardi di euro: la cifra e’ stata resa nota stamattina, nel corso della presentazione dei risultati dell’UIF, l’unita’ antiriciclaggio della Banca d’Italia. Una presentazione insolita, quella del Rapporto 2013: per la prima volta, infatti, si e’ tenuta in pubblico, archiviando una parte di quella riservatezza che rasenta il segreto e che caratterizza l’Uif fin dalla sua costituzione.
La scelta di aprirsi al pubblico e alla comunicazione e’ dovuta al nuovo direttore, Claudio Clemente, che ritiene importante rendere il pubblico e i cittadini piu’ consapevoli dell’attivita’ di questa fondamentale struttura di contrasto all’illegalita’ economica, in modo da fare nuovi passi avanti: “In un Paese che presenta radicati problemi di legalità come l’Italia –afferma- i risultati finora conseguiti non possono essere considerati un traguardo finale ma una solida base su cui costruire un ulteriore consolidamento del sistema di prevenzione e contrasto”. Una scelta condivisa, ovviamente, anche dalla Banca Centrale, i cui vertici -dal governatore Visco all’intero Direttorio- sedevano in prima fila stamattina ad ascoltare la relazione dell’Uif.
Quanto sia importante l’attivita’ dell’antiriciclaggio lo dicono innanzi tutto i numeri: nel 2013 e nei primi sei mesi del 2014 sono ancora aumentate le segnalazioni di operazioni a sospetto riciclaggio, arrivate a toccare ormai quota 92 mila, il 54% in piu’ rispetto al 2012. In media, oltre il 50% delle segnalazioni trasmesse è stato ritenuto meritevole di accertamenti investigativi, e di questi approfondimenti circa la metà si è conclusa con riferimenti in sede processuale. Per quanto riguarda il 2014, i dati del primo semestre parlano di oltre 38.000 segnalazioni con un incremento del 23% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Ma i numeri non dicono tutto. Clemente parla chiaro, avvertendo, per esempio, che tra le operazioni sospette (nome tecnico SOS) sono numerosi i casi attribuibili a esponenti della politica: “Numerosi casi di segnalazione e di analisi hanno riguardato il riciclaggio dei proventi di reati lesivi di interessi pubblici o ascrivibili a persone politicamente esposte”, si legge nel Rapporto. L’Uif riferisce in particolare che “sono stati rilevati utilizzi distorti dei finanziamenti pubblici, inadempienze nell’applicazione della disciplina sulla tracciabilità dei flussi finanziari nel settore dei contratti pubblici, appropriazioni indebite di fondi di pertinenza di partiti politici, situazioni corruttive”.
Nel solo 2013, sono state 600 le segnalazioni per sospetti sulla corretta destinazione dei finanziamenti pubblici: “In alcuni casi sono stati evidenziati dubbi in merito alla corretta applicazione della disciplina sulla tracciabilità dei flussi finanziari nel settore dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture” nonché sulle “sproporzioni tra il tenore di vita e il reddito ufficiale del soggetto potenzialmente corrotto”. Inoltre, si legge ancora nel rapporto, “nell’anno hanno assunto particolare rilievo vicende concernenti la presunta appropriazione indebita di fondi di pertinenza dei partiti politici e il loro successivo reimpiego in investimenti di natura immobiliare o altre unità”.
Allarme anche rispetto allo stato di ‘’salute’’ del nostro sistema finanziario, dove aumentano i casi in cui, per nascondere tangenti o evasione, si ricorre a “strumenti di investimenti innovativi, mandati fiduciari e a catene societarie complesse” con propaggini internazionali e utilizzo di trust. Tanto che la Uif parla di “contrastare una possibile zona grigia di operatori disponibili a rendersi strumento del riciclaggio”. Il messaggio e’ per fiduciari, professionisti, commercialisti, e tutto quel mondo cui oggi si rivolgono privati e societa’ per organizzare il trasloco dei propri beni verso paesi ‘’a fiscalita’ privilegiata’’, altrimenti detti paradisi fiscali, utilizzando trust, esterovestizioni, frodi carosello, societa’ cartiere, ecc.
E del resto, se la stragrande maggioranza (85%) delle notifiche di operazioni sospette arrivano dalle banche, solo il 4% dai professionisti di cui sopra, mentre e’ addirittura zero il “contributo potenzialmente rilevante degli uffici della pubblica amministrazione”. La scarsa collaborazione della PA e’ un punto dolente, come rimarca Clemente, che va assolutamente risolto. Antica e’ la querelle tra Uif e agenzia delle Entrate, laddove all’uno viene sostanzialmente impedito di accedere ai dati dell’altro, impedendo una collaborazione nello scopo, comune, di combattere evasione e riciclaggio. Clemente sottolinea anche l’assenza, nel nostro paese, di una adeguata legge sull’autoriciclaggio: dopo anni di dibattito, finalmente la scorsa settimana la Commissione Finanze della Camera ha approvato l’introduzione di questo reato, ma, secondo il capo dell’Uif, l’attuale versione del provvedimento non sarebbe ancora del tutto efficace. Certamente, pero’, e’ almeno un primo passo.