L’italiano Antonio Russo di Radio Radicale è uno 32 giornalisti uccisi lo scorso anno nel mondo per aver cercato di informare. Altri 329 sono stati arrestati e 500 hanno subito aggressioni o minacce. Sono i dati del rapporto 2000 dell’associazione “Reporter senza frontiere” (RSF), presentato ieri in occasione dell’undicesima Giornata mondiale della Libertà d’informazione. È l’Iran la più grande prigione per giornalisti del mondo, con 21 detenuti.
Seguono la Birmania con 13 e la Cina con 12. Da gennaio altri quattro sono stati uccisi per le loro opinioni o il loro lavoro in Paraguay, Filippine, Kuwait e Kosovo, 107 sono diventati bersaglio di minacce o aggressioni, 55 mezzi d’informazione sono stati censurati. Anche se sono passati 10 anni dalla fine della Guerra Fredda, rileva il rapporto di RSF che riguarda 146 Stati, un terzo della popolazione mondiale vive ancora in Paesi dove non c’è libertà di espressione. Alcuni sono stati di recente condannati da risoluzioni della Commissione dell’Onu per i diritti umani a Ginevra. È il caso di Cuba, Iraq, Afghanistan.